Lo scopo di questo lavoro è rileggere i casi clinici contenuti all’interno del quarto capitolo di Istinto di morte e conoscenza, per esaminare l’elaborazione teorica dei concetti d’invidia e di negazione e poi individuarne il loro fondamentale contributo all’interpretazione di specifiche dinamiche che si svolgono tra paziente e terapeuta.
In linea generale possiamo osservare come nella sua prima opera Massimo Fagioli esponga i casi clinici in modo originale seguendo un criterio non “univoco”. Nel primo capitolo leggiamo il resoconto di un’analisi durata anni, nelle altre parti del libro invece vengono trascritti fedelmente momenti delle interazioni che si sono svolte in seduta, adempiendo in modo vario e composito, alla funzione di elaborazioni teoriche partendo da quanto accadeva nel rapporto con i pazienti.
Questa differenza nel criterio di esposizione dei casi clinici esprime l’esigenza dell’autore di verbalizzare in ‘Storia di un caso’ la scoperta e la formulazione dell’istinto di morte come fantasia di sparizione attraverso l’elaborazione di dinamiche di transfert e controtransfert nella relazione con un paziente affetto da schizofrenia. Invece i casi clinici citati nel capitolo ‘La fantasia di sparizione e l’ambivalenza orale. Curiosità e affettività’, permettono all’autore, sempre attraverso le dinamiche di transfert-controtransfert, di giungere ad esplicitare i limiti conoscitivi della libido avida per poi trasformarla in libido recettiva e genitale con un costante lavoro di interpretazione.
Nel nostro lavoro ci soffermeremo in particolare sul quarto capitolo dal titolo, ‘La fantasia di sparizione e l’invidia’, dove i casi clinici «obbediscono invece più ad un motivo dimostrativo delle dinamiche illustrate che non ad un significato di comunicazione del lavoro controtransferenziale» (Istinto di morte e conoscenza, pag. 288). Questi ultimi offrono una preziosa testimonianza della prassi terapeutica dell’autore che affronta la relazione terapeutica interpretando la fondamentale dinamica patologica della negazione che emerge nella comunicazione delle immagini oniriche.
Per evidenziare la specificità della elaborazione fagioliana del concetto di invidia rispetto a quanto proposto dalla psicoanalisi, pensiamo che sia utile evidenziarne le differenze con quanto teorizzato dalla Klein. La psicoanalista austriaca naturalizzata britannica, fa dell’invidia uno dei concetti cardine di un corpus teorico che avrebbe contribuito alla nascita di quell’orientamento psicoanalitico che ha privilegiato l’importanza delle relazioni oggettuali nello sviluppo dell’essere umano. M. Klein considera l’invidia una dinamica ineluttabile per il neonato perché sarebbe biologicamente determinata e conseguenza della pulsione di morte. Da qui la definizione classica di invidia come espressione di impulsi distruttivi sadico-orali e sadico-anali. Secondo l’autrice l’invidia si esplica nel momento in cui il bambino sviluppa la consapevolezza che il seno è fonte di vita e di soddisfazione.
Fagioli rivoluziona il concetto d’invidia sulla base delle sue scoperte e, in particolare, della teorizzazione della fantasia di sparizione come espressione mentale dell’istinto di morte. Distinguendo la dinamica dell’invidia dalla bramosia e da quella dell’identificazione proiettiva, Fagioli giunge a ridefinirla come un attacco “sadico-visivo” e come conseguenza di una profonda alterazione della dinamica di intuizione del contenuto umano dell’oggetto. Tale attacco mira a guastare, mettere la non verità, ovvero negare le qualità psichiche (capacità libidiche-affettività) dell’oggetto.
Ed è proprio leggendo i tre casi clinici presenti in questo capitolo che scopriamo con Fagioli sia le modalità in cui la dinamica della negazione invidiosa si esplica nel rapporto con l’oggetto, sia il valore terapeutico dell’interpretazione che permette al paziente di reintegrare la sua dinamica pulsionale e di ritrovare quelle possibilità conoscitive che aveva perso nella sua malattia.
Rileggendo i casi clinici contenuti nel quarto capitolo di ‘Istinto’, possiamo pertanto apprezzare il metodo di pensiero dell’autore attraverso l’originale elaborazione teorica del concetto di invidia e l’esposizione delle dinamiche di negazione che si svolgono nella relazione terapeutica.
E’ proprio a partire dallo studio dalla teoria della nascita presentata per la prima volta in Istinto di morte e conoscenza che possiamo elaborare quella teoria della prassi fondamentale per il ‘fare’ in psicoterapia.
Bibiliografia
- Fagioli, M. (1972). Istinto di morte e conoscenza (14th ed). Roma: L’Asino d’oro.
- Fagioli, M. (1974). La marionetta e il burattino (10th ed). Roma: L’Asino d’oro.
- Fagioli, M. (1975). Teoria della nascita e castrazione umana (10th ed). Roma: L’Asino d’oro.
- Fagioli, M. (1980). Bambino donna e trasformazione dell’uomo (8th ed). Roma: L’Asino d’oro.
- Klein, M. (1950). The psychoanalysis of children. London: The Hogarth (trad. it. La psicoanalisi dei bambini, Martinelli, Firenze, 1970).
- Klein, M. (1957). Envy and gratitude. London: Tavistock (trad. it. Invidia e gratitudine, Giunti, Firenze, 2012).
- Segal, H. (1964). Introduction to the Work of Melanie Klein. London: Routledge (trad. it. Introduzione all’opera di Melanie Klein, Giunti, Firenze, 2015).