Massimo Fagioli

“Nel momento in cui la scienza scopre che la prima e fondamentale mancanza è l’anaffettività e che l’anaffettività non è vuoto torricelliano ma pulsione attiva di annullamento, ne consegue che la lotta contro la pulsione di annullamento è cura della malattia mentale e la sconfitta di essa è inizio di guarigione”.

Biografia

Massimo Fagioli (Monte Giberto, 19 Maggio 1931 – Roma, 13 Febbraio 2017) è stato uno psichiatra e psicoterapeuta, ma anche un intellettuale profondo, un filosofo con un pensiero controcorrente e un artista che ha dedicato la sua vita e la sua attività professionale alla costante ricerca sulla realtà umana.

Fin dall’adolescenza accompagna il padre medico condotto in ospedale e si chiede perché la medicina che funzionava per il corpo non si doveva occupare di malattia mentale. Per cui decide di laurearsi in medicina con il preciso scopo di fare lo psichiatra e comprendere la realtà psichica umana.

Dopo la laurea nel 1957 inizia il suo percorso professionale nel manicomio di Venezia, sull’isola di San Clemente, dove ebbe il primo contatto con i malati cronici e le angosciose pratiche della psichiatria ottocentesca. Si trasferisce quindi prima all’Ospedale psichiatrico di Padova e poi nella clinica Bellevue di Binswanger a Kreuzlingen (Svizzera), dove inizia a fare psicoterapia di gruppo, «abbatte» i muri che separavano la città dei sani da quella dei pazzi e vive insieme ai suoi pazienti con l’obiettivo di comprendere il funzionamento non anatomico della mente umana, l’origine della malattia mentale e la sua cura.

Si scontra da subito da una parte con la psichiatria organicistica che vede la malattia mentale come malattia del corpo e quindi da curare con elettroshock, insulinoterapia e psicofarmaci e dall’altra con l’antipsichiatria che considerava la malattia mentale una condizione esistenziale, quindi non da curare.

Nel dicembre del 1963, poi, giunge a Roma, e dopo lunghi anni di ricerca e dieci anni circa da analista individuale, nel 1972 pubblica Istinto di morte e conoscenza, il suo primo volume teorico, diffuso in migliaia di copie e tradotto in diverse lingue, in cui propone il risultato delle sue esperienze e le scoperte fondamentali della teoria della nascita e dell’origine biologica del non cosciente.

Negli anni seguenti sviluppa la teoria della nascita nei successivi libri La marionetta e il burattino (1974), Teoria della nascita e castrazione umana (1975) e Bambino donna e trasformazione dell’uomo (1980).

Con la teoria della nascita Massimo Fagioli ha dimostrato quanto sia importante che gli uomini e le donne recuperino il loro primo anno di vita, dove ha origine la malattia mentale, quando a causa di una carenza di rapporti profondi e affettivi, nasce l’anaffettività e la negazione del sentire che portano alla violenza.

Secondo Massimo Fagioli è da lì che bisogna partire per la guarigione, ricreando quel periodo in cui tutto è immagine e irrazionalità. Proprio questa geniale intuizione però l’ha portato allo scontro con una cultura millenaria che riconosce solo il binomio razionale-sano irrazionale-malato.

Contemporaneamente, nel 1975 Nicola Lalli – responsabile dell’Istituto di psichiatria dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”- lo invita a effettuare supervisioni cliniche a colleghi psicoterapeuti. A tali sedute in pochi mesi cominciano ad affluire anche decine di non addetti ai lavori; è l’inizio di qualcosa che renderà unica la prassi terapeutica di Massimo Fagioli: l’Analisi collettiva.

La ricerca condotta sulla realtà dell’essere umano e sulla sua realtà inconscia lo portano a collaborare con architetti, arredatori, scultori, sceneggiatori, registi e a confrontarsi con diversi linguaggi artistici: il cinema, l’architettura, la scultura e la poesia.

Massimo Fagioli
"...non ho mai accettato che non ci fosse una cura per la malattia mentale”. (Sottovoce, RAI 1, 2005)

“Prima dell’Analisi collettiva non avevo mai né disegnato, né fotografato, non mi interessava né la macchina fotografica, né il disegno. Invece con questa storia di questo particolare lavoro in cui è venuto fuori, diciamolo pure, l’irrazionale, è venuta fuori la fantasia, è venuto fuori l’inconscio, queste centinaia e migliaia di persone anonime, perché non chiedo nemmeno il nome a nessuno, hanno chiesto una risposta, non tanto una risposta razionale, tecnica, da medico, di scienza positiva, quanto hanno chiesto una realizzazione di una identità inconscia che si esprime mediante una fantasia”.

La Teoria

La teoria della nascita, formulata negli anni ‘70 dallo psichiatra e psicoterapeuta Massimo Fagioli, teorizza che la realtà mentale umana inizia alla nascita per reazione biologica allo stimolo luminoso. 

Il neonato, reagendo a stimoli naturali insopportabili (luce, freddo, rumori etc), attua una reazione psichica di difesa nei confronti del mondo esterno non umano (“pulsione”), rendendolo, nella mente, non esistente. Simultaneamente, per fusione della pulsione con la vitalità, emerge nel neonato la «memoria-fantasia» dell’esperienza avuta in utero, nell’omeostasi del liquido amniotico, con conseguente realizzazione della propria esistenza. Nasce il pensiero umano. 

Partendo dalla scoperta della dinamica della nascita e dello sviluppo fisiologico del pensiero umano, Fagioli ne ha approfondito le possibili conseguenze patologiche, legate al rapporto interumano carente in affettività, costruendo un metodo di cura rivolto al pensiero non cosciente.

Per approfondimenti
https://www.aspi.unimib.it/collections/entity/detail/459
https://massimofagioli.com
https://lasinodoroedizioni.it