Sebbene la separazione della psichiatria dalla neurologia in Italia risalga al 1976, essa rimane incompiuta per quanto riguarda l’età dello sviluppo, con la persistenza ancora oggi di una unica branca specialistica, la neuropsichiatria infantile, nella quale peraltro vi è una netta prevalenza degli aspetti neurologici su quelli psicopatologico-psichiatrici.
Tra l’ altro, non ci sono manuali diagnostici di psichiatria specifici per l’età dello sviluppo e anche nelle più recenti versioni di quelli generici (ICD-11 e DSM-5) (American Psychiatric Association, 2013) (World Health Organization, 2021) solo una piccola sezione è dedicata all’età dello sviluppo. Qui si trovano diagnosi categoriali utilizzate esclusivamente in età di sviluppo e diverse rispetto a quelle che si fanno in età adulta (per esempio DS dell’ apprendimento, ADHD, Autismo…).
Spesso quindi accade che al bambino/adolescente vengono attribuite diagnosi di “passaggio” che cambiano nel tempo con la conseguenza che è relativamente raro arrivare tempestivamente a una diagnosi psicopatologica classica come Depressione o Schizofrenia.
È evidente che patologie come la depressione esistono anche in età di sviluppo ma a seconda dell’età accade che spesso queste vengano codificate attraverso diagnosi parcellari di volta in volta diverse tra loro (Zampella M., 2021).
Se da un lato negli ultimi anni si è registrato in ambito psichiatrico un maggiore interesse per la diagnosi precoce, dall’altro si sembra dimenticare che una depressione o una schizofrenia non emergono improvvisamente dal nulla a 18 anni, ma sono conseguenza di molti anni di malessere precedente a cui bisognerebbe riuscire a dare un nome corretto. Solo così infatti si può instaurare il corretto trattamento e, agendo precocemente, risolvere il problema prima che la patologia si strutturi completamente o si cronicizzi. Purtroppo è assai comune, invece, che al compimento della maggiore età, il cambio di servizio di riferimento comporta contestualmente, da un giorno all’altro, il cambio della diagnosi.
Questo è il prodotto di una grave carenza sul piano clinico-culturale: a tutt’ oggi non esiste una “psicopatologia” del bambino e adolescente che sia coerente e sistematica, perché, a monte, non è ancora stata pensata una loro “fisiologia” come invece proposto da Fagioli a partire dal 1971 (Fagioli, 1972).
L’impostazione prevalentemente presente in neuropsichiatria infantile è fortemente condizionata sul piano clinico e nosografico da una serie di pregiudizi storici nei confronti del bambino a partire dalle due concezioni del bambino “polimorfo perverso” e del bambino “tabula rasa”, che a ben vedere rappresentano due facce della stessa medaglia.
Ad esempio l’idea, assolutamente priva di un substrato scientifico, che l’esordio della malattia psichiatrica precocemente in età infantile, sottenda necessariamente la presenza di aspetti organici è il prodotto dell’ideologia della “tabula rasa”. Il bambino sarebbe una tavoletta di cera su cui occorre imprimere le corrette coordinate di vita. Ed effettivamente accade che più è giovane la persona, meno vengono presi in considerazione gli aspetti culturali, sociali, “ambientali”.
Il fatto che in età di sviluppo il pensiero razionale, il linguaggio verbale e il controllo comportamentale (caratteristiche precipue dell’uomo secondo il logos occidentale) siano meno sviluppate determina il pregiudizio che il bambino non sia ancora propriamente o del tutto umano. Viene così alternativamente considerato un “angelo” puro (cioè senza una psiche, l’idea della tabula rasa) o un “diavolo” (l’idea del bambino polimorfo perverso).
Alla negazione del bambino tramite la scissione “angelo/diavolo” fa eco il suo annullamento: il bambino o l’adolescente non sarebbe umano, ma qualcos’altro, una sorta di “alieno”.
Da questo atteggiamento derivano molti luoghi comuni sulle differenze tra adulti e ragazzi in età dello sviluppo, che vengono chiamati in causa soprattutto quando ci sono situazioni al limite con la psicosi. Così accade che professionisti della neuropsichiatria rinuncino del tutto al tentativo di comprendere le motivazioni, le emozioni e gli affetti dietro quel determinato comportamento se chi lo attua è un bambino/ragazzo.
Massimo Fagioli ha più volte denunciato cosa si cela dietro a questa impostazione in cui il bambino viene considerato come un corpo, senza psiche e dinamiche psichiche: “questa stolidità allora è anaffettività, che non è propriamente stupidità perché il rapporto con le cose, il rapporto con la realtà è perfetto, però non si ha rapporto con il senso, il rapporto interumano”(Fagioli, 2016). L’anaffettività che c’è dietro a questo atteggiamento, che può diventare vera e propria percezione delirante, fa male, perché nasconde l’annullamento della realtà umana del bambino stesso (Fagioli, 2011).
La teoria della nascita scopre la presenza di una realtà mentale sana a partire dalla nascita, chiarisce che le dinamiche psichiche del bambino e dell’adulto sono fondamentalmente le stesse e rende possibile l’applicazione della psicopatologia anche all’età dello sviluppo, ovviamente sempre tenendo presente le differenze legate all’età. La psicopatologia è sempre una. Essa fornisce strumenti che vanno necessariamente declinati e adattati al soggetto e alla situazione specifica per poter formulare una diagnosi e un trattamento corretti.
Esattamente come per l’adulto, questi riguardano l’esame clinico, lo status, l’esame psicopatologico e una anamnesi esaustiva, anche familiare. Tutto questo ovviamente considerando le differenze legate al grado di sviluppo, così come per l’adulto vanno considerate differenze culturali, anagrafiche, di genere.
Bibliografia
- American Psychiatric Association. (2013). DSM-5.
- Fagioli, M. (1972). Istinto di morte e conoscenza (14th ed.). Roma: L’Asino d’oro.
- Fagioli, M. (2011). La marionetta e il burattino(10th ed.). Roma: L’Asino d’Oro.
- Fagioli, M. (2016). Materia energia pensiero. Lezioni 2011. Roma: L’Asino d’Oro.
- World Health Organization. (2021). ICD-11.
- Zampella , M. (2021). Bambini con l’etichetta. Dislessici, autistici, iperattivi: Cattive diagnosi ed esclusione. Milano: Feltrinelli Editore.