Ho scelto di studiare etimologicamente le parole di Istinto che più mi sono risuonate nella lunga storia all’interno dell’Analisi collettiva e che, per la loro potenza terapeutica e bellezza, si sono intrecciate indissolubilmente al mio vissuto e alla mia passione. Per ora sono settantadue. Propongo un breve racconto (organizzato come Poster) di come si possa procedere ad una ricerca etimologica innovativa, tra suono e senso1. Occorre partire dall’assunto che, a livello linguistico, Massimo Fagioli ha fatto una “operazione poetica”2: ha preso parole di uso comune e ha dato loro un senso completamente nuovo ponendole ad indicare realtà non materiali mai pensate prima. E quando si è trovato di fronte ad una realtà psichica complessa senza avere a disposizione parole normali, ha creato composizioni straordinarie come “fantasia di sparizione”.
La mia ricerca, nata con lo studio del greco antico, ha avuto nell’incontro con lo psichiatra una forte spinta e molte frustrazioni: non bastava cercare l’immagine iniziale3, occorreva scendere al “suono”, e, ancora più giù, alla “capacità di immaginare”.
L’origine delle prime parole-suono4 è stata positiva, anzi creativa: sono nate millenni fa all’interno di quel rapporto di reciprocità che caratterizzava la vita umana nella “preistoria”. Ipotizziamo che alla bellezza delle pitture rupestri corrispondesse altrettanta bellezza di suono nella voce tra gli esseri umani, sicuramente tra madre e bambino. A questo inizio ci si può arrivare solo con l’immaginazione; ma assolutamente certe sono invece le radici che -studiando, comparando e scavando – riusciamo ad incontrare, ora come suono gutturale (a volte onomatopeico5), ora come semplice ma densa sillaba che via via si arricchisce fino a diventare termine compiuto.
Molte parole, purtroppo, si sono riempite di significati religiosi, come homo6, altre si sono completamente svuotate (“annullamento” che deriva da “nulla”!). Conoscendo la storia delle parole si comprende di più la portata rivoluzionaria con cui Massimo Fagioli ha dato loro potere creativo e di rapporto.
Per il Poster prevediamo7 di posizionare le parole su due linee verticali, che, come spine dorsali, accolgano fra loro tre etimologie complete: fantasia,idea8, sostanza. Ora ne propongo una.
IDEA
Di norma è un vedere percettivo, poi… scavando…troviamo che è un vedere con la mente.
Il termine indica, in senso generico, qualsiasi rappresentazione mentale. In greco antico ἰδέα (idèa) è nel significato di forma, l’apparenza di una cosa. Dal verbo εἶδομαι (eìdomai), infinito ίδεἶν (ideìn) a significare mostrarsi, vedere con gli occhi, percepire, ma anche “vedere con la mente”. Giovanni Semerano ci suggerisce un riferimento al verbo latino video, -es, vidi, visus, -eree quindi un richiamo all’accadico idum, edu come prendere conoscenza di. Il sumerico i-de significa occhio. Se ne deduce che mentre il sostantivo, indicando un oggetto, vuole riferirsi a qualcosa di esteriore e richiama il vedere percettivo (sia in accadico, che in greco e in latino),il verbo, cioè l’azione di “ideare”, si arricchisce del significato di “vedere con la mente” e quindi allude a qualcosa di molto più profondo.
Le settantadue parole che saranno riportate come suono collettivo sono: affetto, altro, ambivalenza, annullamento, ascoltare, buio, conoscenza, “creazione”, cura, curiosità, delirio, delusione, desiderio, destino, dinamica, diverso, dono, energia, enigma, “esistenza”, euforia, fantasia, guardare, idea, identità, immagine, indifferenza, insorgenza, interesse, interpretazione, interumano, intuizione, invidia, ipocrisia, istinto, “memoria”, morte, nascita, norma, nuovo, odio, orientarsi, pelle, pensiero, profondità, psiche, “pulsione”, rabbia, rapporto, realtà, “reazione”, ribellione, rifiuto, risentimento, rivoluzione, rovesciamento, sapienza, scoperta, “senso”, separazione, sfinge, sostanza, sparizione, speranza, stupore, “suono”, trasformazione, vedere, verità, vita, vitalità, vuoto9.
Note
1 Mi ha supportato la geniale ricerca di Giovanni Semerano tanto amata da Massimo Fagioli.
2 M. Fagioli, in Ricerca sulla verità della nascita. 40 anni di Analisi collettiva, 2016, pp. 270-271.
3 Il termine “rosso”, per esempio, si rifà etimologicamente al «colore del fuoco, della fiamma, del sangue che sgorga», in Immagineparola, Core edizioni, Roma 2018, p. 139.
4 Diverso è il discorso della nascita del linguaggio verbale vero e proprio, teso a risolvere problemi materiali (indicare un oggetto non visibile o lontano nel tempo e nello spazio, contare oggetti…) situazione in cui il distanziamento dal corpo e dall’inconscio ha prodotto una sorta di aridità. «Bisogna pensare – scrive Massimo Fagioli – che raggiungere il linguaggio verbale che dava un nome alle cose sia costato la perdita di quel rapporto interumano basato sulla sensibilità e sul vedere il movimento dell’altro come linguaggio», La rivolta della poesia, in “Left 2009”, pp. 142-143.
5 Come, per esempio, “urlo”, che deriva dal latino ululo, dal greco υλάω (ulào), dall’accadico alalu, dall’italiano ululare ad imitazione del verso del lupo.
6 Il nostro termine “uomo” non deriva dal latino humus, terra, fatto con la creta… ma dall’accadicoummanu che significa signore, uomo ragguardevole, istruito, artista.
7 Preziosa la collaborazione dell’artista Roberta Pugno.
8 La meraviglia di questo termine consiste nell’essere arrivato sino a noi, dopo millenni, con lo stesso suono, in greco antico ἰδέα (idèa) e in italiano idea.
9 Tra virgolette i termini che fanno parte delle “ventuno parole”.