Il pensiero alla nascita emerge per lo stimolo luminoso. Questa scoperta di Massimo Fagioli pubblicata nel 1972 viene avvalorata dalla teoria sulle strutture dissipative di Ilya Prigogine. <<Si sa, scrive lo scienziato, che lontano dall’equilibrio possono prodursi spontaneamente nuovi tipi di strutture. In condizioni di lontananza dall’equilibrio può aver luogo una trasformazione che porta dal disordine, dal caos, verso l’ordine. Possono originarsi nuovi stati dinamici della materia che riflettono l’interazione di un dato sistema con ciò che lo circonda. Abbiamo chiamato queste nuove strutture “strutture dissipative” (..) >>.
La struttura dissipativa è una struttura che utilizza energia che proviene dall’esterno per creare un nuovo ordine sistemico.
La nascita umana avviene in un sistema biologico che si trova a contatto con una sorgente energetica nuova che mette in crisi l’equilibrio precedente. Il feto per tutta la gravidanza è regolato da un equilibrio omeostatico garantito dalla placenta e dall’organismo materno: qualunque alterazione possa disturbare questo equilibrio viene immediatamente compensato. Il fotone, che è una sorge energetica nuova, interagendo con la retina e quindi con la sostanza cerebrale rompe l’equilibrio precedente e rende possibile l’emergere dalla materia di una proprietà non presente nel feto: il pensiero. Lo stress del parto, l’interazione del neonato con il mondo esterno, i drammatici cambiamenti biologici, in condizioni di non equilibrio, possono diventare il punto di partenza per la formazione di un nuovo stato dinamico della materia. La nascita è una cesura fondamentale per comprendere l’origine della mente umana: il cervello del neonato è completamente diverso da quello del feto che non ha attività di pensiero.
Esiste infatti una profonda differenza nella stimolazione del sistema visivo tra l’ambiente intrauterino e quello extrauterino. Le lunghezze d’onda della luce sono spesso indicate utilizzando il colore associato e includono viola (380-450 nm), blu (450-495), verde (495-570 nm) e rosso (620-750 nm). In generale, maggiore è la lunghezza d’onda, maggiore è la penetrazione nei tessuti. A seconda del tipo di tessuto, la profondità di penetrazione è inferiore a 1 millimetro per il blu (a 400 nm), 2 mm per il verde (a 514 nm), 6 mm per il rosso (a 630 nm). La luce in entrata di lunghezze d’onda inferiori a 480 nanometri non viene trasmessa nell’utero. I fotoni sono presenti in natura anche in condizione di apparente oscurità: essi attivano nella retina e nel cervello meccanismi biologici nuovi e danno inizio al tempo vissuto, un’esperienza originariamente non cosciente. L’energia luminosa agisce sulla retina e sulla sostanza cerebrale mettendo in moto processi “epigenetici” che consentono la lettura di specifiche sequenze di DNA, prima silenti, i cosiddetti Immediate Early Genes. Una inedita comprensione degli effetti dell’energia luminosa sulla sostanza cerebrale è legata alla scoperta della melanopsina un fotorecettore contenuto nelle cellule ganglionari retiniche: esso non agisce sui processi e sulle aree cerebrali deputate alla formazione dell’immagine. Le risposte non visive alla luce delle cellule ganglionari sono molto sensibili allo spettro monocromatico blu di lunghezza d’onda tra i 420 e 480 nm., che non coincide con la sensibilità delle opsine dei coni e bastoncelli che funziona intorno a 555nm. La “fototrasduzione” è un processo attraverso il quale i fotorecettori della retina convertono le onde elettromagnetiche in segnale nervoso. La cellula ganglionaria è così sensibile da essere capace di rispondere ad un solo fotone quindi attivarsi anche nelle condizioni di buio apparente. La scoperta del fotorecettore della retina la melanopsina era motivato dal tentativo di spiegare la presenza dei ritmi circadiani in individui completamente ciechi. Nel caso dei mammiferi il ritmo circadiano si origina nella retina con una proiezione del nervo ottico conosciuta come tratto retino-ipotalamico, che raggiunge l’orologio circadiano nel nucleo soprachiasmatico. L’informazione luminosa alla nascita attiva il l’ “orologio biologico”: il tempo è “vissuto” perché è il risultato di un movimento irreversibile che segna l’inizio dell’attività mentale e della vita umana. L’energia luminosa alla nascita consentendo la lettura di nuove sequenze di DNA, conferisce funzionalità a strutture che nel feto hanno solo finalità morfogenetiche come il nucleo soprachiasmatico, i centri del sonno, il sistema limbico adibito alle emozioni e all’apprendimento. Attraverso connessioni con il nucleo soprachiasmatico anche il tronco encefalico viene raggiunto dallo stimolo luminoso provocando l’eccitazione di tutti i neuroni cerebrali. La subplate, che connette gli organi sensoriali alla corteccia sensoriale a partire dalla 24ma settimana corrisponde alla possibilità di reagire e garantisce la capacità del feto di sopravvivere una volta fuori dall’utero. I neuroni della subplate: alla nascita sono essenziali poichè attraverso la creazione della subplate neonatale è possibile la costruzione di una nuova architettura sia funzionale che anatomica in reazione agli stimoli sensoriali.
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