La teoria della nascita: un cambiamento di paradigma per la conoscenza

ABSTRACT

La teoria della nascita: un cambiamento di paradigma1 per la conoscenza

Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti (Leonardo da Vinci)

Il tema della conoscenza

Filosofi e scienziati hanno costantemente dibattuto intorno al tema ed ai fondamenti della conoscenza.

La gnoseologia è quella branca della filosofia che studia la natura della conoscenza.

Come è noto il variegato (e intenso) dibattito è sorto con i filosofi greci (capiscuola Parmenide, Socrate, Platone e Aristotele) ed è stato ripreso con energia in epoca moderna (Cartesio) per lo più con il taglio empiristico suggerito dall’affermarsi della scienza (Hobbes, Locke, Hume …), per approdare all’idealismo tedesco (Kant), alla fenomenologia di Husserl o, infine, recuperando la tradizione aristotelico-kantiana, a Popper.

Ma un elemento significativo accomuna questi, pur radicalmente diversi, approcci. Esso consiste nel fatto che il processo di conoscenza, vuoi letto su basi innatiste, vuoi esperienziali2, rimane un processo che pone l’essere umano a confronto con il mondo e con sé stesso in quanto essere maturo e dotato di raziocinio. Talvolta questo procedimento può svolgersi in modo tacito e assumere aspetti opinabili, ma mai si è arrivati a pensare che possa estendersi al di fuori della sfera della coscienza.

Su questo punto Istinto scombina completamente le carte.

La conoscenza in Istinto

Istinto propone un rovesciamento radicale rispetto allo statuto scientifico-filosofico del termine “conoscenza” acquisito in ambito gnoseologico perché pone al centro della realtà dell’essere umano alla nascita la reazione pulsionale all’aggressività della natura mettendola in relazione con l’atto conoscitivo.

Detta reazione si esplica attraverso il rifiuto del mondo inanimato (fantasia di non esistenza) e il recupero del sé endouterino (attraverso la traccia mnesica dell’omeostasi prenatale). Scrive Fagioli: “Avviene cioè che l’istinto di morte, per l’esistenza di tale situazione libidica, costituisce la matrice dello sviluppo della vita psichica, della possibilità di fantasia e poi della possibilità di pensiero verbale e di parola”3. E poco oltre: (…) “ciò che non è più nella realtà, vale a dire il rapporto con il liquido amniotico, viene creato [corsivo mio] dalla fantasia di esistenza come immagine interiore dell’oggetto”4

Se trattiamo questo passaggio dal punto di vista del processo di conoscenza, si possono sottolineare due aspetti. Il primo consiste nel riconoscimento dell’esplicazione di un’attività “creativa” attribuita al neonato, individuando in essa la matrice della vita psichica. Ma il secondo attiene perfettamente al tema della conoscenza. Infatti, consegnando all’uomo alla nascita la creatività di “fare di ciò che è ciò che non è, e di ciò che non è ciò che è”, l’istinto di morte (fuso alla vitalità) diventa l’attivatore del processo di conoscenza.

Scrive Fagioli: “In altri termini l’abolizione del rapporto con l’oggetto inanimato fisico è la matrice della possibilità di vedere al di là della realtà fisica stessa. Il bambino, infatti, vede (intuisce) esattamente quando ricercherà, dopo il turbamento della nascita, la mammella gratificante.”5

La reazione pulsionale all’aggressività (insostenibile) della natura permette al neonato di sapere dell’esistenza di un essere simile a sé.

La novità assoluta è che tutto questo avviene grazie ad una dinamica totalmente non cosciente attraverso cui il neonato acquisisce un sapere sulla cui base orienta la propria esistenza, come poi continuerà a fare nel suo successivo sviluppo.

“(…) La trasformazione reale che allora l’uomo può compiere rendendo ciò che è qui ed ora ciò che non è più qui e ora, ma che è stato, è conseguenza dell’aver ritrovato la propria verità: la prassi materiale di rapporto non cieco, l’intelligenza del vedere mediante l’Io dell’investimento sessuale, la conoscenza che deriva dalla prassi di tutto il corpo con la realtà, come una volta il rapporto di tutto il corpo con la realtà del liquido amniotico diede all’uomo la prima conoscenza della propria storia, l’inconscio mare calmo. (…) Il momento primo nel quale l’affetto si fonde alla conoscenza è il momento della nascita. Conoscenza di sé e del mondo umano; “conoscenza” del mondo non umano.”6

Spinta alla conoscenza come identità di specie.

La “conoscenza nuova”

Non v’è dubbio che l’utilizzo del termine “conoscenza”, associato in particolare alla dimensione non cosciente, deve essere giustificato. Infatti se per conoscenza intendiamo la comprensione di un fenomeno e la sua trasmissibilità questa non può avvenire al di fuori della comunicazione attraverso il linguaggio articolato. Ma l’assoluta novità della teorizzazione di Fagioli consiste proprio nella scoperta della dimensione non cosciente come fondativa dell’essere umano e della possibilità di comprensione di questa dimensione che può effettuarsi solo attraverso una separazione dalla modalità di “conoscenza” del mondo materiale. Fagioli chiamerà questa modalità “conoscenza nuova”7.

La conoscenza delle dimensioni interne all’uomo può avvenire solo a questa condizione. Quello che è certo è che la conoscenza verbalizzabile affonda le sue radici in questa forma di “proto” conoscenza (che può coesistere con uno stato di non consapevolezza), cioè nel rapporto profondo di tutto il corpo con l’altro essere umano8.

Note

  1. Il riferimento è a Thomas Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962)
  2. Nell’ambito dell’innatismo, dopo Platone, vedi: Cartesio, Principia philosophiae (1685); esponenti forti dell’approccio empirico e noti sostenitori della mente umana come “tabula rasa”: T. Hobbes, Leviathan (1651); J. Locke Saggio sull’intelletto umano (1690).
  3. Fagioli M., Istinto di morte e conoscenza (1972), L’asino d’oro edizioni, Roma 2017, pag. 63.
  4. Ibidem, pag. 68.
  5. Ibidem, pag. 65.
  6. Fagioli M., Istinto di morte e conoscenza (1972), L’asino d’oro edizioni, Roma 2017, Premessa alla seconda edizione, p. 295. [la sottolineatura è del redattore]
  7. Fagioli M. Left 2016-2017, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2019, pag. 297 (La mente razionale non dà la conoscenza nuova)
  8. Fagioli M. Left 2016-2017, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2019. Negli ultimi articoli su Left dell’annata 2016-17 (in particolare con Left 6, La parola venne. Non era stata chiamata, e con Left 7, Il linguaggio articolato nuovo) Fagioli si interroga su questo tema e propone una riflessione affascinante sulle parole “sapienza” e “conoscenza”, ove la “sapienza” rappresenta una prima dimensione silenziosa e del tutto interna, anticipatrice della “conoscenza” della realtà non materiale.

Riferimenti 

  • – Kuhn, T. S. (1962). The Structure of Scientific Revolutions. Chicago: International Encyclopedia of Unified Science (trad. it. La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino, 1969).
  • – Descartes, R. (1644) Principia philosophiae [suivi de] Specimina philosophiae. Amsterdam: Elzvir. (trad. it. I Principi della filosofia, Laterza, Bari, 2005)
  • – Hobbes, T. (1651). Leviathan. London: A. Crooke (trad. it. Leviatano, Bompiani, Milano, 2001)
  • – Locke, J. (1690). An essay concerning human understanding. London (trad. it. Saggio sull’intelletto umano, Bompiani, Milano, 2004).
  • – Hume,D. (1740). A Treatise of Human Nature (Abstract). Published anonymous (trad. it. Estratto del Trattato sulla Natura Umana. Laterza, Bari, 1983).
  • – Fagioli, M. (1972). Istinto di morte e conoscenza. Roma: L’asino d’oro, 2017.
  • – Fagioli, M. (1974). La marionetta e il burattino. Roma: L’asino d’oro, 2011.
  • – Fagioli, M. (1975). Teoria della nascita e castrazione umana. Roma: L’asino d’oro, 2012.
  • – Fagioli, M. (1980) Bambino donna e trasformazione dell’uomo. Roma: L’asino d’oro, 2013.
  • – Fagioli, M. (2019) Left 2016-2017. Roma: L’asino d’oro.