La differenza tra desiderio e bramosia nella teoria della nascita di Massimo Fagioli

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ABSTRACT

Parole chiave: desiderio, bramosia, svezzamento, identificazione, introiezione, libido

 

Il concetto di bramosia, la cui definizione corrispondente è ardente desiderio di qualcosa, nella lingua italiana ha avuto origine nel secolo XVI, origina dal termine bramoso, che deriva a sua volta dalla parola brama. Il bramoso è quindi colui che brama, che ha desiderio ardente di qualche cosa e viene utilizzato in molte accezioni: essere bramoso di conoscere; bramoso di onori, di guadagni, bramoso ai piaceri o di vendetta. Il termine bramosia nel linguaggio comune è stato sempre accostato al concetto di desiderio, che nella lingua italiana è inteso sia come un sentimento intenso che spinge a cercare il possesso, il conseguimento o l’attuazione di quanto possa appagare un proprio bisogno fisico o spirituale – sentire, provare il desiderio di una cosa; esprimere un desiderio, essere tormentato dal desiderio soddisfare i proprî desideri, sia come sentimento della mancanza di cosa necessaria al nostro interesse fisico o spirituale: avere desiderio di tranquillità, di amore, di un affetto sincero.

In filosofia il termine desiderio indica uno stato di affezione dell’io, consistente in un impulso volitivo diretto a un oggetto esterno, di cui si desidera la contemplazione, oppure, più facilmente, il possesso e/o la disponibilità. Risulta pertanto evidente che i due termini desiderio e bramosia non sono mai stati distinti l’uno dall’altro, e questa identificazione ha comportato, nell’ambito della psicologia dinamica, a confondere due dimensioni psichiche fondamentali che determinano il processo di formazione dell’identità umana a partire dalla nascita, e che necessitano pertanto di essere approfondite. Massimo Fagioli, in Istinto di morte e conoscenza, è stato il primo a distinguere il concetto di desiderio da quello di bramosia. La dinamica connessa al rapporto bramoso con l’oggetto è per Fagioli l’identificazione proiettiva, per cui l’oggetto fisico divorato in stato di cecità viene poi proiettato, cioè messo nell’oggetto.

La bramosia si può presentare allo svezzamento, nel momento in cui il bambino fa la separazione dal seno della madre. Quando termina il rapporto oggettuale con il seno, il bambino bramoso fantastica di introiettarlo e quindi lo distrugge e si distrugge con l’introiezione e identificazione con la madre, invece di separarsi per la soddisfazione del desiderio. La dinamica connessa al rapporto bramoso con l’oggetto è per Fagioli l’identificazione proiettiva, per cui l’oggetto fisico divorato in stato di cecità viene poi proiettato, cioè messo nell’oggetto.

Ne La marionetta e il burattino Massimo Fagioli, presenta la descrizione del soggetto bramoso, definito vampiro, come colui che è avido di mera sostanza fisica, poichè vede solo le possibilità dell’altro di dare piacere fisico. Il vampiro, bramoso, vuole solo gratificazioni fisiche, carezze, piacere orale di succhiare, affetto fisicamente percepibile e non pensiero, investimento sessuale dell’altro. Questi soggetti, che non vedono le qualità umane dell’altro, Massimo Fagioli li definisce “miopi” incapaci cioè di vedere lontano, in profondità.

Diversamente dalla bramosia, il desiderio, per Fagioli, è una funzione dell’Io legata al rapporto con l’altro per fusione con l’investimento sessuale. L’attrazione verso, il desiderio di, implica il concetto di libido tendente all’unione con l’oggetto. Il desiderio si riferisce al desiderare il contenuto, gli affetti, dell’oggetto desiderato. La bramosia, invece, rappresenta una dinamica di rapporto sadomasochistico di rabbia e odio con il contenente che, diversamente dal desiderio, comporta l’annullamento del contenuto dell’oggetto.

In psicoterapia dinamica la bramosia va pertanto frustrata. Lo psicoterapeuta deve condurre il paziente a realizzare che la bramosia rappresenta una sua dimensione interna patologica, che nel rapporto psicoterapeutico si può curare, con l’interpretazione e la frustrazione, portando il paziente a sviluppare una propria dimensione di desiderio.

 

Bibliografia

  • M. Fagioli (2017 [1972]), Istinto di morte e conoscenza, L’Asino d’oro edizioni, Roma;
  • M.Fagioli (2011 [1974]), La marionetta e il burattino, L’Asino d’oro edizioni, Roma;
  • Abbagnano N. Dizionario d Filosofia, UTET Editore, 2013