Presentare un poster al comitato scientifico per la presentazione al convegno su ”Istinto” mette a disagio quando uno si presenta come ”artista” e propone il poster come un’opera visuale. Non che il poster sia fatto come un opera con colori, forme ecc. , ma è il metodo dell’”artista” che penso di aver utilizzato. Per cui invece di proporre un’opera da fare descrivendola, propongo già l’opera, ovvero il poster che sottopongo alla validazione di pertinenza per il convegno è già la versione definitiva. Definitiva non in senso assoluto perché avendo ancora tanto tempo posso, se mi viene in mente, apportare qualche correzione e questo anche se vi fossero delle richieste specifiche da parte del comitato scientifico. Inoltre mi sembra abbastanza inutile proporre una bibliografia di riferimento, dato chele citazioni sono già contenute, o saranno contenute, direttamente nel poster. I riferimenti a testi o altre fonti da dover citare sarebbero sterminate essendo la mia una formazione personale che “ruba” in tutta una vita di letture, presentazioni, convegni, mostre che poi fanno l’opera di cui neanche l’artista sa bene da dove ha pescato gli stimoli ed i nessi che propone. Il poster con la base grafica ”Amore e psiche stanti” ritagliata dalla copertina di Istinto vuole creare una suggestione, uno stimolo nell’affrontare il tema dell’uso delle memorie, dei ricordi, di come queste si presentino e siano affrontate in vario modo a seconda che si tratti di fonti orali, fonti scritte e, aggiungo, la dimensione creativa con cui “l’artista” recupera ricreando-trasformando sensazioni, movimento, fatti, costruendo il pensiero per immagini che lo caratterizza. Tutto questo lo pongo in rapporto con quanto Massimo Fagioli scrive nella prima premessa ad Istinto a proposito di metodo, su come ha affrontato il problema del racconto dei sogni e della relazione terapeutica nei vari casi riportati nel libro.