Istinto di morte e conoscenza e la psicoterapia della psicosi

ABSTRACT

Fra le numerose osservazioni cliniche, Interpretazioni di sogni e dinamiche di transfert contenute in Istinto di morte e conoscenza particolare importanza hanno quelle relative a Storia di un caso: esse   infatti si riferiscono  ad un paziente affetto da allucinazioni, deliri, depersonalizzazione, sottoposto a ricoveri ed Esk tanto  da far formulare a psichiatri  consultati in precedenza la diagnosi di schizofrenia. Il caso trattato da Fagioli con la psicoterapia assume un carattere paradigmatico per le dinamiche  che consente di individuare frutto di una ricerca originale. Fin dal 1962  lo psichiatra dell’Analisi collettiva aveva espresso il suo  interesse per la psicoterapia delle psicosi in anni in cui aveva elaborato il suo fondamentale saggio sulla percezione delirante. Rispetto agli anni 60 l’approccio di Fagioli alla schizofrenia si concentra  più   su quello che, a partire da Eugene  Minkoski era stato denominato il  disturbo fondamentale piuttosto che sugli aspetti produttivi deliranti  e allucinatori della psicosi sui quali  si era incentrata la ricerca fino agli anni 70 del novecento.

La scoperta della fantasia di sparizione nel 1964 e del  suo corrispettivo patologico la pulsione di annullamento consente all’autore di Istinto di individuare il fondamentale processo psicopatologico all’origine della condizione psicotica. La produttività schizofrenica veniva fatta derivare da un’attività fantasmatica, la pulsione di annullamento  alla base dell’anaffettivita’, della scomparsa dell’immagine interiore e del manierismo suscettibile, in particolari condizioni,  di alterare il giudizio e dar vita a deliri e allucinazioni come anche al  manifestarsi in forme   paucisintomatiche o con sintomatologia negativa riconducibili alla schizofrenia simplex. E’ del 1971 il saggio di W. Blankenburg “La perdita dell’evidenza naturale”  che si concentra sulla schizofrenia paucisintomatica o subapofanica. Il contributo dello psichiatra tedesco segna,  secondo Arnaldo Ballerini,  una svolta nella storia della psichiatria ad orientamento fenomenologico anche se rimane ancorato all’idea di una patologia della coscienza in linea con tutte le concezioni della psichiatria del novecento da E. Blueler, K Jaspers  K. Schneider, Conrad, Ey. Il contributo di Fagioli è  originale perché coglie la radice non cosciente della condizione psicotica: da questa impostazione deriva un modo di affrontare la  schizofrenia che rifiuta il tradizionale punto di vista  Jaksoniano  fondato  sull’idea di regressione e di riattivazione compensatoria  di processi  psichici arcaici alla base della sintomatologia produttiva. Anche nella psicoanalisi di derivazione freudiana non si era andati oltre l’ l’ipotesi  di un’irruzione dell’inconscio e del processo primario nella realtà per una effrazione dei confini dell’Io cosciente come nel delirio. In base ad una nuova comprensione  dell’attività mentale Fagioli va oltre, a partire da Istinto, l’equazione e l’analogia   fra sogno e delirio proposta da E. Bleuler ma già  presente in tutta la storia della psichiatra e della psicoanalisi. In Storia di in caso  l’attività interpretativa di Fagioli si concentra sulla pulsione di annullamento   da lui considerata fantasticheria inconscia e  onnipotente: si delinea la netta distinzione fra fantasia, come attività creativa e fantasticheria come negazione, delirio e allucinazione che percorre tutta l’opera dello psichiatra marchigiano. Fin dalla premessa al Il no e  il si  di Spitz si palesa la presa di posizione a favore di un’attività fantasmatica originaria del bambino:  la fantasia o la fantasticheria sono da considerare  il correlato mentale della attività pulsionale. I kleiniani con Susan Isaac (1948)   e Hanna Segal, avevano  ipotizzato l’esistenza di fantasticherie inconsce, già individuate  da Freud, facendole però derivare dall’attività introiettiva e proiettiva che sarebbe stata presente dopo la nascita.

Per Fagioli la fantasia è la prima attività psichica del bambino che si manifesta per l’insorgere della pulsione  come reazione allo stimolo luminoso dopo il passaggio nel canale del parto. Ancor prima del rapporto con il seno è presente la fantasia cioè la  fantasia di sparizione che è un’attività creativa originaria ben distinta dalla pulsione di annullamento che ha un carattere onnipotente e delirante quando è rivolta contro il rapporto interumano. Le osservazioni cliniche di Fagioli non rimangono nell’ambito della psicopatologia e della psichiatra ma assumono un carattere antropologico che riguarda l’attività psichica, il funzionamento mentale di tutti gli esseri umani. All’ universalità dei processi psichici  della psiconalisi, basata sull’ereditarieta dell’Edipo o della psichiatria fenomenologica   che fa riferimento all’essere  disincarnato e astratto dell’ontologia  heiddegeriana,  in Istinto  di morte e conoscenza compare una concezione secondo la quale all’inizio è la reazione alla luce a renderci umani. L’attività mentale trae  origine dal corpo  considerato come l’ambito originario della soggettività, come fonte dell’attività percettiva e della fantasia  inconscia.

 

Bibliografia

  • Blankenburg, W. (1998) La perdita dell’evidenza naturale, Milano: Cortina.
  • Ballerini,A. (2012) Delia,Marta e Filippo, Schizofrenia  e sindromi sub- apofaniche, Roma: Fioriti.
  • Isaac, S. (2007) La fantasia inconscia, Roma:Il pensiero scientifico editore.
  • Spitz, R., il no e  il si, Armando, Roma, 1976. Premessa di Massimo Fagioli.
  • Minkowski E. (1980) La schizofrenia, Verona: Bertani Editore.
  • Segal H. (1996) Sogno, fantasia e arte, Milano: Cortina.
  • Fagioli, M. (2009) Alcune note sulla percezione delirante e schizofrenica, Il sogno della farfalla, 3, 9-22.