La lingua dell’interpretazione dei sogni

ABSTRACT

L’interpretazione dei sogni è stata il cardine della prassi di cura, formazione e ricerca di Massimo Fagioli negli oltre quaranta anni di Analisi Collettiva. Interpretare i sogni voleva dire, per lo psichiatra, trasformare le immagini della notte in un linguaggio verbale della veglia che non avesse perduto la dimensione non cosciente del sonno e del primo anno di vita. Dare il nome alle “cose” della mente, che non lo hanno mai avuto, significava anche dare realtà materiale alle parole. A partire dalla scrittura di Istinto di morte e conoscenza (1971), l’elaborazione di questo aspetto della prassi terapeutica è andata di pari passo con un’originale ricerca nell’ambito della linguistica storica, approdata nella messa a punto della sequenza delle 21 parole, che verbalizzano la dinamica della nascita e del primo anno di vita degli esseri umani. Condivisa settimanalmente nei seminari e negli articoli di Left 2016/17, la ricerca è stata poi ricostruita da Gianfranco De Simone.

Alla presentazione del 13 dicembre 2013 del volume dell’Asino d’oro dedicato a Gilgameš, Massimo Fagioli così concludeva l’invito a continuare la ricerca: «Perché io ne ho bisogno per il mio mestiere, per vedere l’origine di un linguaggio […] Il linguaggio che deriva dal latino e forse anche dal greco non mi permette di interpretare i sogni. Devo modificarlo, perché quello è il linguaggio imparato, razionale, che si impara soltanto a due anni di vita, e invece io mi devo occupare del primo anno di vita».

Lo psichiatra aveva individuato da tempo le potenzialità insite negli studi sulle lingue del Vicino Oriente mesopotamico, che con l’invenzione della scrittura precedettero di due millenni la civiltà del lógos greco-romano. E, prima ancora, nel riconoscimento alle origini della lingua italiana della fondamentale presenza della lingua e della cultura scientifica araba nella poesia d’amore della Scuola Siciliana, nata in opposizione al latino della Chiesa medievale. In entrambi i casi l’interesse andava ai tempi e alle modalità spontanee con cui il greco, il latino e poi l’italiano erano nati e si erano affermati dal basso, prima di essere regolati dalle astratte norme di grammatici al servizio di Religione e Ragione.

Per quanto riguarda l’italiano, nel De vulgari eloquentia Dante Alighieri distingue nettamente la locutio vulgaris, appresa dalla nutrice sine omni regula, da una locutio secundaria, detta dai Romani grammatica e comune ai Greci, che si impara con uno studio assiduo, a cui solo pochi possono pervenire (I, i, 2-3). Si forma a partire dal Sommo poeta la secolare tradizione retoricamente codificata, che nel Rinascimento trova espressione in grammatiche e vocabolari. Esemplare il caso del Vocabolario dell’Accademia della Crusca, ai cui generazioni di retori si attennero, mentre un poeta come Leopardi osava forzarne i limiti.  Fino ad arrivare all’istanza fagioliana di una lingua in grado di verbalizzare una teoria radicalmente atea sulla realtà mentale umana e di curarla, quando si ammala, interpretando i sogni. Senza mai inventare neologismi, semmai mediante risemantizzazioni di termini privi di un significato vero, legato alla biologia del corpo, come “istinto di morte” e “vitalità”, o con accostamenti geniali come nelle locuzioni “pulsione di annullamento” e “fantasia di sparizione”.

Per quanto riguarda il greco e il latino, fin da studente Fagioli aveva notato che la favola di Amore e Psiche dell’africano Apuleio, testimonianza di culture non patriarcali precedenti il lógos, presentava un latino diverso dai modelli classici, immaginandone l’origine più antica, poi confermata dagli studi di Anna Maria Zesi. Così Leopardi nello Zibaldone lodava la maggiore libertà della lingua greca rispetto al latino classico, razionalmente regolato, e si cimentava nello studio delle antiche lingue orientali, in particolare l’ebraico e il sanscrito.

A confermare le intuizioni di Fagioli vennero gli studi pubblicati dagli anni Ottanta da Giovanni Semerano sulle origini delle cosiddette lingue indoeuropee, su cui nell’Ottocento i neogrammatici tedeschi avevano edificato il mito della superiorità di una “razza ariana” mai esistita, in netta contrapposizione alle antiche civiltà e lingue del Vicino Oriente e del Mediterraneo: oltre al sumerico l’accadico, il babilonese, l’aramaico, il cananeo e l’ebraico.  Osteggiata in contesti culturali domiati dalle religioni del Libro, che non possono ammettere radici linguistiche politeiste, e spesso anche dalla cultura accademica, la ricerca di Semerano, corredata di dizionari che rintracciano basi semitiche in tante parole non solo greche e latine, ma dei paesi europei moderni, offre risposte a evidenze storiche ed archeologiche altrimenti inspiegabili. E permette di rileggere i miti cosmogonici e la filosofia ionica che precede il lógos greco in chiave di un umanesimo universale. In questo contesto si inserisce anche l’importante questione delle traduzioni di Istinto di morte e conoscenza,  pubblicate (in tedesco, inglese, francese) e da farsi: anche tradurre in una lingua straniera significa per Fagioli fare i conti con la sua storia.

 

Bibliografia essenziale

  • Alighieri, D. (1998). L’eloquenza in volgare, titolo orig. De vulgari eloquentia, testo latino a fronte. Milano: Biblioteca Universale Rizzoli.
  • Apuleio. (2005). Le metamorfosi o L’Asino d’oro, Milano: Biblioteca Universale Rizzoli.
  • De Simone, G. (2020). Teorie e scoperte sulla nascita umana: il linguaggio rinnovato di Massimo Fagioli negli articoli di “Left” (2016-2017). Il sogno della farfalla. L’Asino d’oro edizioni, 3.
  • Fagioli, M. (2010). Istinto di morte e conoscenza. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2014), Il sogno della farfalla, 3, p. 34. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2017). Ventuno parole. Due articoli su “Left”: Percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto. 2 luglio 2016; Ventuno parole che, prima, non esistevano. 30 luglio 2016. Il sogno della farfalla. 2. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Ghetti, N. (2011). L’ombra di Cavalcanti e Dante. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Laurie, E. & Grimaldi, A. & Raihani, R. (2013). Gilgamesh, l’epopea del re di Uruk, Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Pettinato, G. (2004) La Saga di Gilgameš. Milano: Mondadori.
  • Semerano, G. (2001). L’infinito, un equivoco millenario, Firenze: Bruno Mondadori.
  • Semerano, G. (2002). Le origini della cultura europea, Rivelazioni della linguistica storica. In appendice:   Il messaggio etrusco, voll. I e II; Id., Dizionari etimologici. Basi semitiche delle lingue indoeuropee, vol. I Dizionario della lingua greca,  vol. II Dizionario della lingua latina e di voci moderne. Firenze: Olschki.
  • Zesi, A. (2010) Storie di Amore e Psiche. Roma: L’Asino d’oro edizioni.