La neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza: l’annullamento del bambino e del ragazzo come soggetti psichici.

ABSTRACT

Introduzione

Il paper analizza la situazione attuale della Neuropsichiatria infantile e dell’Adolescenza in Italia e discute di come questa potrebbe essere ripensata, sia in termini clinici che organizzativi, sulla base della rivoluzionaria concezione del bambino e dell’essere umano proposta da Fagioli a partire dalla pubblicazione di Istinto di morte e conoscenza.

Discussione

La mancata distinzione per bambini e adolescenti tra neurologia e psichiatria appare essere frutto non solo di un residuato storico-culturale, ma anche di una impostazione riduzionisticamente organicistica. In effetti sebbene si parli di Servizi di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza nei fatti l’ago della bilancia pende decisamente verso la neurologia rispetto alla psichiatria sia in termini di professionalità che di servizi offerti. Questo si riflette anche nella formazione del personale che è assunto prevalentemente in un’ottica di presa in cura di patologie neurologiche. Degli aspetti psichiatrici si tende a occuparsene solo dopo, quando a raggiungimento della maggiore fa età, occorre fare il passaggio alla psichiatria adulti. Chiaramente aspettare tutto questo tempo prima di occuparsi seriamente del problema ha come effetto principale quello di facilitare la cronicizzazione della malattia (Copeland et al., 2021) ripercuotendosi anche sui servizi psichiatrici per adulti accentuando la loro connotazione di luoghi per la gestione della cronicità e non luoghi di cura della malattia finalizzata alla sua guarigione. Si delinea con evidenza, quindi, la marginalità se non mancanza di una idea di cura.

Ma quale è l’idea del bambino e dell’adolescente che determina questi movimenti?

Mentre agli adulti sembra concesso il diritto a occuparsi specificamente della propria salute mentale, almeno in termini di servizi pubblici dedicati, questo è negato a bambini e ragazzi. Questi di fatto non esistono in termini di soggetti di realtà mentale, sono oggetto di intervento ma non soggetto attivo. Le esemplificazioni di questo sono, purtroppo, numerose e verranno analizzate in dettaglio nel corso della relazione, e delineano un’impostazione che viene completamente ribaltata dall’idea fagioliana di bambino dotato di un «Io (che) esiste fin dalla nascita e deve svilupparsi» (Fagioli, Massimo, 1975).

Risultati

Le visibili conseguenze di questa impostazione generale sono che:

Nei servizi di neuropsichiatria infantile ci si dedica in maniera sproporzionata e spesso acritica alla produzione di certificati per la scuola di disturbo specifico dell’apprendimento o al rilascio di invalidità per la legge 104 (Zampella , Michele, 2021), andando a determinare una serie di criticità che verranno approfondite nella relazione.

il bambino è l’oggetto (e mai “soggetto”) su cui ci si concentra non in quanto colui che ha bisogni ed esigenze ma in quanto problema, il più delle volte scotomizzando completamente l’ambiente nel quale il bambino cresce.

Questo fa si, ad esempio, che non vengano pensate in modo adeguato risorse dedicate alla cura della famiglia, mentre è proprio nella famiglia il luogo in cui la malattia si è formata (Regione Emiilia Romagna, 2017) (Regione Emilia Romagna, 2018). Complessivamente, il risultato di tutto questo è che siamo arrivati completamente impreparati all’attuale emergenza pandemia da Coronavirus che si configura chiaramente anche come un’emergenza psichiatrica per gli adolescenti (Racine et al., 2021). Negli ultimi 2 anni con la pandemia da Covid-19 e le limitazioni alla vita sociale che questa ha imposto (Fondazione Soleterre, 2021) (Gruppo di lavoro Emergenza COVID-19, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per le politiche della famiglia, 2021) si è registrato un incremento notevolissimo del ritiro sociale e delle situazioni a rischio vita per gli adolescenti (Loades et al., 2020). Nella relazione verranno presentati diversi esempi clinici.

Attualmente c’è una reale emergenza per il notevole incremento del numero di ragazzi che arriva all’osservazione clinica presentando una strutturata ideazione suicidaria o a seguito di un tentativo di suicidio (Dubé et al., 2021) (Regione Piemonte, 2020). A fronte di ciò c’è una grave carenza di punti di ricovero sia in regime di acuzie sia di sub-acuzie (Società Italiana di farmacia ospedaliera, 2016).

Conclusioni

Con la scoperta della nascita umana, a partire da Istinto di morte e conoscenza, si realizza un totale cambio di prospettiva: il bambino mai considerato come soggetto psichico viene posto al centro dell’osservazione e visto come soggetto che nasce sano e dotato di una sensibilità (Fagioli, 2018) che lo espone alle carenze psichiche di chi si occupa di lui, rendendo evidente il problema legato ai rapporti interumani. Per la prima volta, viene evidenziato l’agente eziologico della malattia: la pulsione di annullamento rivolta contro la realtà umana del bambino (Fagioli, 1972). Questo rivoluzionario approccio rende possibile anche per l’età evolutiva una radicale trasformazione in ambito psichiatrico in termini di diagnosi, terapia e prognosi. Inoltre permetterebbe un ripensamento in termini di riorganizzazione dei servizi di neuropsichiatria infantile del nostro Paese nel quale al bambino e a chi si prende cura di lui non venga solo offerta una mera diagnosi funzionale con eventuali vantaggi economici correlati, ma una reale offerta di cura che salvaguardi il benessere psicofisico e favorisca la crescita e uno sviluppo armonico dell’identità.

 

Bibliografia