La psicoterapia delle psicosi: un confronto tra la teoria della nascita e l’occasione perduta di Harry Stack Sullivan e Frieda Fromm-Reichmann

ABSTRACT

La psicoterapia delle psicosi sottopone al clinico una sfida con “il massimo della malattia mentale” un cimento di conoscenza, resistenza, identità personale e professionale.

Il nostro obiettivo è mostrare come la teoria della nascita consenta la psicoterapia delle psicosi poiché propone una teoria complessiva sul funzionamento della realtà mentale, in particolare non cosciente, che nella sua articolazione risolve aspetti eziopatogenetici e metodologici chiave di fronte ai quali altri tentativi hanno fallito.

Nel confronto con alcuni Autori che furono pionieri nella psicoterapia delle psicosi analizziamo i motivi per cui, nella storia e per la storia, la loro prassi psicoterapeutica non è riuscita a strutturarsi ed evolvere. Lo studio di queste esperienze consente infatti di mettere a fuoco alcuni aspetti teorico-metodologici salienti per la psicoterapia delle psicosi, che si sono rivelati ostacoli insormontabili nella storia che raccontiamo contribuendo ad un clima generale di scetticismo e sfiducia sull’efficacia della psicoterapia a orientamento dinamico nelle psicosi e che la teoria della nascita riesce invece a dirimere. In particolare in Istinto di morte e conoscenza che inizia con l’analisi e la proposizione psicoterapeutica di un caso clinico di schizofrenia.

Gli Autori affrontati, H.S. Sullivan e F. Fromm-Reichmann, si sono limitati a sviluppare una critica, seppur coraggiosa e precisa, di alcuni aspetti, proponendo concetti operativi per singoli fenomeni, ma rimanendo sempre profondamente legati ad una visione antropologica di stampo freudiano.

Il modello di campo interpersonale teorizzato da questi AA, focalizza l’osservazione e la prassi terapeutica su aspetti di comunicazione e comportamento, ma che si esauriscono su un piano cosciente perdendo di vista il profondo, mentre i processi del non cosciente sono esclusi dall’indagine in quanto non osservabili e/o comunicabili. La ricerca sulle dimensioni distruttive e aggressive umane si ferma così su un piano manifesto e ad una visione socio-ambientale. Con la teoria della nascita c’è invece l’evidenziazione che la violenza interumana è legata a dinamiche pulsionali.

Rilevanza 

Massimo Fagioli in tutto il suo corpus teorico, cominciando da Istinto di morte e conoscenza, propone un superamento dell’Unbewusste, l’inconscio inconoscibile freudiano, con una teorizzazione sulla realtà mentale non cosciente che rende le sue dimensioni conoscibili e trattabili. In particolare relativamente alla psicoterapia delle psicosi propone, a differenza degli AA affrontati:

  • l’esistenza di un Io sin dalla nascita contrapposta all’Io che inizia col rapporto di allattamento
  • l’Io come identità contrapposto all’Io come identificazione
  • l’angoscia come esito di un accadimento pulsionale contrapposta all’angoscia come dimensione ontogenetica e principio fondamentale dell’organizzazione del Sé.
  • la necessità imprescindibile di distinguere “il mondo particolare” dello schizofrenico, che individua una diagnosi qualitativa, contrapposta a un’idea di continuum in cui la differenza tra sanità e malattia è solo quantitativa
  • la cura intesa come trasformazione contrapposta ad una cura concepita come accettazione e integrazione delle dimensioni malate.
  • Il rapporto terapeutico mirato alla separazione mediante la fantasia di sparizione da dimensioni non coscienti distruttive contrapposto al rapporto terapeutico riparativo e sostitutivo alla relazione primaria patogenetica.

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