La teoria della nascita e la naturale socialità umana

ABSTRACT

Il lavoro prende spunto dal termine “socialismo”, che compare in Italia nella metà del Settecento indicando coloro che ritenevano fosse possibile fondare un ordine sociale sulla naturale socialità umana. A partire da ciò, si avanza la tesi per la quale la distinzione tra destra e sinistra (dove secondo Bobbio la prima assegna valore alla libertà, e la seconda all’uguaglianza) vada cercata nel fatto che le forze che si sono ispirate al socialismo ritenevano possibile fondare una società sulla naturale socialità umana, cosa che invece è negata ove si assuma quel pessimismo antropologico che caratterizza tanta parte della cultura Occidentale. Eppure la questione del se e del perché l’essere umano sarebbe portato verso la socialità, fino alla comparsa di Istinto di morte e conoscenza non ha mai trovato una risposta adeguata.

Nel lavoro, la ragione di questa mancata risposta è individuata in un cardine del pensiero moderno, che può essere fatto risalire all’Illuminismo, che fa risalire la formazione del pensiero stesso ai cinque sensi e al dominio della ragione. Di qui si approfondisce il nesso tra questa concezione del pensiero e i fondamenti della società borghese centrati sull’utile economico e la proprietà.

Il lavoro mostra come la teoria della nascita si inserisca in queste problematiche. È illustrato anzitutto come la distinzione tra bisogni ed esigenze possa consentire di affrontare in modo innovativo la questione della diversità delle strutture sociali e culturali e del tipo di dialettica sociale da condurre per la trasformazione sociale: oltre l’Illuminismo, che cerca di ricondurre le idee alle sensazioni del corpo, oltre il marxismo che le riconduce ai rapporti economici, forse con un riferimento a Gramsci dove l’esperienza umana che forma la coscienza è individuata “nell’insieme dei rapporti sociali”, la Teoria proposta in Istinto ci fornisce una spiegazione del fatto che i contenuti del pensiero possono svilupparsi in modo molto diverso a seconda dell’esperienza che il soggetto avrà con la realtà circostante, ma sempre sulla base di quella matrice comune costituita dalla dinamica della nascita. Con un apparente paradosso possiamo affermare che gli esseri umani sono uguali proprio nella loro capacità di dar vita ad ambienti sociali differenti. Ciò però non può indurci a concludere che tali ambienti siano equivalenti per quanto riguarda lo sviluppo della naturale socialità umana. Questo sviluppo, in quanto basato sulla realizzazione delle esigenze, richiede una dialettica molto diversa da quella economica.

Un nodo decisivo è quello della funzione delle immagini nella formazione del pensiero, funzione che invece è negata col dominio della ragione. Le immagini – come concepite nella teoria della nascita – hanno un contenuto affettivo e consentono una nuova dialettica basata sul rifiuto del negativo negli esseri umani. Questa nuova dialettica costituisce un salto di paradigma rilevantissimo perché va oltre la dialettica economica come suggerita da Marx, di cui oggi constatiamo il fallimento. Essa consente anche di superare i limiti del materialismo come concepito finora – limiti peraltro già individuati da Marx nella prima Tesi su Feuerbach – in quanto riconosce il ruolo della prassi nella costruzione dell’ambiente sociale. A fondamento di essa si ha un metodo conoscitivo molto diverso da quello che l’Illuminismo, seguendo i successi di Galileo e Newton, ha definito nel distinguere ciò che è vero e ciò che è falso nelle scienze della natura, e dal quale il marxismo non è riuscito a separarsi:

«Abbiano così, ora, davanti agli occhi il momento primo della conoscenza e della non conoscenza, momento che si caratterizza come rapporto di affetti. Il rapporto primo di non conoscenza è l’anaffettività, il rapporto primo di conoscenza è la sessualità interumana» (Fagioli, 2017, pp. 295-296)

La lotta per una nuova e più completa socialità richiede la contestazione scientifica del negativo negli uomini, nella cultura e nelle istituzioni sociali. Questa contestazione scientifica ha alla base la dimensione del rifiuto, contrapposto alla negazione. Il rifiuto più radicale operato da Fagioli è nei confronti della «pulsione di annullamento degli uomini nei riguardi dei propri simili». La pulsione di annullamento, in sostanza, ha una funzione evolutiva se fusa agli affetti, oppure regressiva se rivolta ad annullare o negare la realtà umana altrui. La conoscenza della pulsione è dunque l’elemento essenziale per la trasformazione psichica e per l’evoluzione sociale.

La teoria proposta in Istinto non offre scorciatoie per risolvere i drammatici problemi che affliggono la società contemporanea, ma consente la formazione di una nuova cultura politica, di cui tanti sentono la mancanza. Essa, infatti, ci permette di individuare in modo scientifico ciò che favorisce e ciò che ostacola la naturale socialità umana, svolgendo una dialettica corrispondente.

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