La teoria della nascita nel primo sviluppo: un confronto con la tradizione psicoanalitica

ABSTRACT

“Fine del primo anno di vita senza parola. Il pensiero verbale nasce con la linea ed immagine, diventa parola che, dopo quaranta settimane dice: percezione cosciente, fantasia, linea, senso, volto… ora cerchiamo la coscienza di sé.” (Fagioli,2016)

“ La Teoria della Nascita realizza una prospettiva teorica rivoluzionaria: concettualizzare lo sviluppo umano non soltanto in termini di coscienza e comportamento, bensì illustrarne la sua realtà non cosciente che si realizza sin dalla nascita. Si può così spiegare il primo sviluppo del pensiero non cosciente e descriverne le dinamiche: sono queste che permettono al bambino di realizzare quei passaggi evolutivi che si rendono poi evidenti nel comportamento motorio e linguistico. Vi è nell’autore la proposizione di una visione non passiva del bambino, senza imitazione e modelling dell’adulto: movimento e linguaggio si avviano da un’esigenza interna di maturazione.

La TdN si impone nel panorama delle scienze psicologiche nel 1972 a partire da una differenziazione radicale con la tradizione psicoanalitica, ponendo alla nascita una netta cesura con la realtà biologica pre-natale. Nello sviluppo del feto si realizza una possibilità di vita che diviene solo alla nascita, con la reazione biologica della retina alla luce realtà di esistenza umana. Qui l’istinto di morte, fuso con la libido derivante dalla vitalità biologica del nuovo nato, permette di realizzare una prima fantasia, Fantasia di Sparizione, con cui si rappresenta unitamente alla sparizione del mondo materiale (perturbante a livello sensoriale) la certezza-speranza dell’esistenza di un altro essere umano in grado di amare e rassicurare.

Risulta evidente la natura relazionale del pensiero, il quale è sin dall’inizio pensiero di rapporto con l’altro da sé: il neonato, quindi, possiede un senso della sua realtà differenziata dalla madre. Tale aspetto si distacca dalla psicoanalisi che propone l’ autismo primario, fase in cui il neonato non distingue tra ciò che gli appartiene e ciò che appartiene alla madre (M.Mahler). Sebbene alcuni autori considerino la nascita come cesura, l’hanno concettualizzata in termini di trauma, rappresentabile come “prima tappa della nevrosi”(O.Rank). Per Fagioli, invece, la nascita non può dirsi traumatica perché non regressiva psichicamente, bensì creazione di una nuova realtà psichica. Successivamente nei primi mesi di allattamento in cui la mamma nutre il neonato fisicamente ed affettivamente, si dinamizzano nelle poppate continue separazioni fra lui e la madre e vi è un ulteriore elaborazione di tali profonde modificazioni interne. Riattuando la stessa dinamica psichica presente alla nascita con la Fantasia di Sparizione, il neonato si sviluppa ulteriormente nel pensiero e senso di se. Tale concettualizzazione si differenzia dalla psicoanalisi oggettuale e relazionale. La Klein, ispirandosi al modello Freudiano di istinto di morte, ipotizzata l’esistenza di due modalità di funzionamento in questo periodo di sviluppo: posizione schizoparanoide e posizione depressiva.

Dal superamento o meno di queste fasi, si determinerà la personalità dell’adulto, sin dal primo sviluppo patologica. Sullivan ci dice che solo attraverso la relazione con un oggetto esterno il bambino impara a differenziare il sé dal non-sé, non differenziati nei primi mesi. Negli ultimi anni M.F. Parla del “riconoscimento allo specchio” come fase in cui il bambino acquisisce una ulteriore conferma della sua identità, quasi una certezza del proprio sé, in seguito a successive elaborazioni di dinamiche di separazione. Vi è a riguardo forte evidenza anche nella letteratura psicoanalitica di un cambiamento comportamentale in presenza dell’estraneo, spiegato diversamente come prima consapevolezza di esistenza separata dalla madre (R.Spitz).

Considerando tale corpus teorico ipotesi è che l’avvio di movimento e linguaggio, possano essere visti come risultante della dinamica psichica di separazione dalla madre, che si realizza in tutto il primo anno di vita. Questa rende possibile quella certezza della propria identità che permette di fare uno switch, un vero e proprio salto evolutivo, ed iniziare a camminare prima e parlare poi, realizzando anche nel comportamento visibile una graduale autonomia. Concludendo, è evidente la portata della TdN per orientare un’intervento possibile nei disturbi dello sviluppo, intervento che superando il tecnicismo delle tecniche cognitivo-comportamentali ed alcune letture psicoanalitiche, ponga il fondamento sulla trasformazione della relazione non cosciente che gli adulti significativi hanno con il bambino. Studi futuri potrebbero indagare tali aspetti approfondendoli con casi clinici e con proposte innovative di intervento.

 

Metodi: Obiettivo del lavoro è un approfondimento teorico del primo sviluppo alla luce della TdN e nel confronto con alcuni autori della psicoanalisi. Per illustrare i processi che sottendono all’acquisizione della parola e del movimento saranno descritte alcune tappe fondamentali per lo sviluppo umano nell’impianto teorico di Fagioli. Linguaggio ed movimento saranno approfonditi avvalendosi di studi precedenti di altri autori che si riferiscono al pensiero di Fagioli (F. Masini; M. Fagioli).

 

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