Progettare gli spazi di cura della malattia mentale nella Sanità Pubblica attraverso la riqualificazione dello spazio urbano, sulla base della teoria della nascita

ABSTRACT

Proposte di ricerca sviluppate a partire dalla Tesi di Laurea “COMUNITA’ TERAPEUTICA PORTO FLUVIALE – progetto di una struttura residenziale psichiatrica di tipo terapeutico/riabilitativo, centro diurno e residenze private, tramite il recupero della ex Direzione Magazzini Commissariato, via del Porto Fluviale 13, quartiere Ostiense”

Di Silvia Farina, Architetto e Dott.ssa in Progettazione Architettonica. 

La ricerca che qui verrà tratteggiata si propone di individuare nuovi possibili modi di pensare gli spazi del Servizio Sanitario Psichiatrico, e, in maniera integrata, lo spazio urbano.

Il Servizio Psichiatrico risulta ad oggi erogato in maniera discontinua e insufficiente, non solo sul piano clinico – dal momento che, per diversi motivi, offre prettamente assistenza e non porta alla guarigione del paziente (Dell’Erba & Migliorini, 2017) – ma anche dal punto di vista pratico: il numero di strutture disponibili ad accogliere pazienti con patologie psichiatriche più o meno gravi è, infatti, decisamente troppo esiguo rispetto alla reale domanda (Ministero della Salute, 2019)1.

Le condizioni materiali all’interno delle quali vengono erogati tali servizi, nella maggior parte dei casi non risultano idonee: eccezion fatta per le strutture private2, spesso e volentieri le attività terapeutiche si svolgono in ambienti ospedalieri freddi e poco accoglienti, non adeguati a rispettare il rigore del setting terapeutico, fondamentale per ottenere risultati tangibili di miglioramento nei pazienti; inoltre le strutture, anche quando situate all’interno della città, di frequente si trovano in zone periferiche che rendono difficili gli spostamenti, e in ogni caso sono configurate in maniera tale da non agevolare il rapporto con l’esterno. Queste carenze si ripercuotono inevitabilmente anche sul lavoro di psichiatri, psicoterapeuti e operatori sanitari, spesso impossibilitati a seguire un paziente oltre un certo limite di tempo, quasi sempre insufficiente alla buona riuscita della terapia, e oltretutto all’interno di strutture inadatte allo scopo (Dell’Erba & Migliorini, 2017).

Le carenze riscontrabili nel Servizio Sanitario Psichiatrico hanno origine dagli scomposti tentativi di legislazione che da inizio ‘900 in poi hanno cercato di regolamentarlo, in maniera parzialmente inefficace dal punto di vista giuridico, e soprattutto scollata dalle esigenze delle persone direttamente interessate dai provvedimenti3. Partendo dalla Legge Giolitti del 1904, si assiste all’emanazione di una serie di norme estremamente repressive. Nel 1978, con la Legge Basaglia, si verifica una totale inversione di rotta, in quanto questa è la prima legge abrogativa della legge Giolitti: questa dispone la chiusura dei manicomi4 (Dario M., Del Missier, G., Socco, E. & Testa, L. 2016). Chiaramente, i manicomi non erano altro che luoghi di reclusione angusti e miserabili; tuttavia, come ben sappiamo, ciò non significa affatto che i malati debbano essere lasciati a sé stessi, che non possano guarire, e che non debba esistere alcun luogo dove possano essere curati. Le camice di forza, i lacci, l’elettroshock e persino i muri alti quattro metri non possono e non devono essere la risposta (Coccoli, 2015), sicuramente, né per gli architetti, né per gli psichiatri, né per qualunque altro essere umano, per affrontare questo mostro misterioso che è la malattia mentale, spesso molto difficile da comprendere. La risposta, però, non possono essere nemmeno l’assenza, la noncuranza, l’abbandono.

Un cambiamento radicale della situazione attuale, può avvenire soltanto attraverso interventi che si basino sulla teoria della nascita di Massimo Fagioli, che ha rivoluzionato il pensiero, la ricerca, la prassi, in campo psichiatrico e non solo (Fagioli, 2017). Franco Basaglia non è stato affatto il primo a pensare di abbattere i terrificanti muri del Manicomio. Già nel 1960, nell’Ospedale Psichiatrico di Padova, diretto da Fernando Barison, iniziavano nuove sperimentazioni che cercavano di distaccarsi quanto più possibile dalla prassi manicomiale del tempo (Dario, Del Missier, Socco & Testa, 2016); in particolare Massimo Fagioli, in quegli anni da giovanissimo psichiatra, organizzava per suoi pazienti una vita di reparto unica e originale per l’epoca: permetteva ai malati di circolare liberamente per la struttura e seguire il lavoro degli infermieri concretizzando un abbattimento dei muri dei reparti, assumendosi la responsabilità di portare i malati in gita a Padova e a Venezia; cosa più importante di tutte, si impegnò a parlare sempre, e in continuazione, con i pazienti, instaurando con loro un vero rapporto umano; egli pensava che questo già di per sé avesse valore terapeutico, e soprattutto è sempre stato fermamente convinto che la malattia mentale esista e vada curata, per ritrovare quella sanità mentale fisiologica e originaria che è caratteristica di tutti gli esseri umani. Fondamentale per questa ricerca, è il pensiero di Fagioli in merito al fatto che occorra scongiurare il rischio che il reparto diventi una micro società chiusa in sé stessa, e dare invece consapevolezza al malato di starsi curando per poter infine andare fuori, reinserirsi nella società, nel mondo. Niente muri, niente contenzioni meccaniche, ma soprattutto il paziente non viene abbandonato a sé stesso e alla malattia (Coccoli, 2015). Il rapporto di cura di Massimo Fagioli con i pazienti del manicomio, finalizzato alla guarigione, vede dunque come fondamentale il rapporto con la città, lo spazio urbano e la società in generale. Per questo motivo ad oggi risulta quanto mai necessario riuscire a immaginare, progettare e realizzare, spazi idonei alla cura – non semplicemente all’assistenza – del malato mentale, che, in quanto tali, possano interagire e comunicare, attraverso i giusti punti di contatto, con il contesto urbano. Non solo: possiamo arrivare a pensare che per immaginare degli spazi diversi e nuovi rispetto a quelli oggi esistenti, sia fondamentale elaborare modalità progettuali dal carattere trasversale, che includano e favoriscano, di pari passo, la riqualificazione dello spazio urbano5.

Similmente agli spazi adibiti alla cura della malattia mentale, lo spazio urbano risulta spesso inadeguato alla realizzazione delle esigenze umane e talvolta anche dei bisogni. Questo, in molti casi, versa in una condizione di degrado, talvolta di abbandono6. Allo stesso tempo, alcuni quartieri mancano di servizi essenziali, e talvolta i contesti urbani possono rivelarsi ostili, difficili da vivere, poiché spesso non configurati per rispondere alle esigenze umane (Rosmini, 2016).

Con questa ricerca si intende approfondire le possibilità e le modalità di inserimento degli spazi di cura della malattia mentale all’interno del tessuto urbano e sociale. Progettare spazi nuovi sulla base della teoria della nascita e della prassi rivoluzionaria di Massimo Fagioli potrebbe avere un doppio risvolto positivo: da una parte favorire ed agevolare la guarigione e il re-inserimento del paziente nella società, dall’altra revitalizzare e rigenerare il contesto urbano.

Note

  1. Quanto esposto è stato verificato in primo luogo attraverso la lettura del “Rapporto sulla Salute Mentale – anno 2019” redatto dal Ministero della Salute (inserito in bibliografia), che contiene dati relativi sia all’insorgenza delle patologie mentali, che alle strutture disponibili. Per quanto riguarda invece l’idoneità di suddette strutture, sono stati effettuati sopralluoghi in prima persona, e si è cercato il confronto con professionisti del settore (psichiatri, psicologi, operatori sanitari) che hanno esperienza diretta sul campo.
  2. Si precisa che con questo non si intende affermare che, invece, nelle strutture private questi servizi siano erogati in maniera idonea ed efficiente, ma semplicemente che, data la maggiore disponibilità economica delle stesse, ad esempio, gli spazi hanno la potenzialità per garantire il minimo sindacale della privacy necessaria quando si svolge una seduta di psicoterapia, cosa spesso impossibile da garantire nel pubblico anche solo per ragioni pratiche quali la mancanza di spazi idonei.
  3. Si segnala che in questa sede sono stati menzionati solamente gli estremi della cronologia di sviluppo storico, unicamente per esigenza di sintesi. I provvedimenti intermedi saranno sviluppati in maniera più estesa e completa con la stesura del Paper.
  4. La Legge Basaglia condanna le pratiche disumane che caratterizzavano i manicomi, impedendo tassativamente i nuovi ricoveri, ad eccezione del TSO. Il pensiero basagliano, che sottende questo provvedimento, è a dir poco micidiale: la malattia mentale sarebbe solo un modo diverso di stare al mondo, così come la sanità; conseguentemente, dare la libertà al “malato” sarebbe l’unica strada per alleviarne le sofferenze, smascherando le cattive intenzioni dell’Istituzione Pubblica, dalla quale, secondo Basaglia, la psichiatria dovrebbe essere totalmente scissa, in quanto da essa strumentalizzata per recludere il malato di mente.
  5. Resta inteso che alcune proposte progettuali concrete sono state sviluppate, e costituiscono, assieme al lavoro di ricerca teorica il contenuto della tesi di laurea a cui il lavoro di ricerca fa riferimento. Per il momento, per questioni di spazio, si è privilegiata una esposizione dei contenuti più significativi, rimandando approfondimenti che richiedono maggiore spazio ed elaborazione in sede di stesura del Paper.
  6. Non è inusuale, ad esempio a Roma, imbattersi in spazi completamente abbandonati, lasciati a sé stessi, come: manufatti di epoca industriale, vuoti urbani, spazi di risulta.

Bibliografia

Libri

  • Fagioli, M. (2017). Istinto di morte e conoscenza. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2011). La marionetta e il burattino. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2011). Teoria della nascita e castrazione umana. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2011). Bambino donna e trasformazione dell’uomo. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2005). L’uomo nel cortile. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Fagioli, M. (2017). Conoscenza dell’istinto di morte. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Dario M., Del Missier, G., Socco, E. & Testa, L. (2016). Psichiatria e psicoterapia in Italia dall’ Unità ad oggi. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Colamedici, D., Masini, A. & Roccioletti, G. (2011). La medicina della mente. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Biliardi, G., Solaroli, S., & Testa, L. (2016). Psicoterapia, cura e guarigione della malattia mentale. Roma: L’Asino d’oro edizioni.
  • Università degli studi di Firenze – Cattedra di igiene mentale, Fondazione Giovanni Michelucci, USL 10 E. (1994). Abitare la follia: percorsi riabilitativi in psichiatria: atti del Convegno nazionale e delle conferenze. Firenze: Regione Toscana.
  • Amendolagine, F. (1996). Mulino Pantanella: il recupero di una archeologia industriale romana. Venezia: Marsilio.
  • Polci, S. (Ed.). (1989). Archeologia industriale a Roma: recupero urbanistico e sviluppo imprenditoriale delle aree dismesse. Milano: SugarCo.
  • Alessandrini, D. & Veltroni, W. (2005). Roma: il futuro è in cantiere dall’archeologia industriale alla nuova architettura cronache e immagini della città eterna. Roma: Edilazio.
  • Bonaventura, M. G., Caneva, G, Racheli, A. M., & Travaglini, C. M. (2011). Archeologia industriale: atlante dei siti nella provincia di Roma selezione di schede dal censimento. Roma: De Luca Editori d’Arte.
  • Marroni, U. (2018). La rigenerazione dei quartieri industriali: il progetto urbano Ostiense – Marconi. Roma: Ponte Sisto editore.

Riviste e periodici 

  • Masillo, A. & Patanè, M. (2018). “Tanti raccontarono i sogni e io risposi sempre”. Left, 6.
  • Dell’Erba, A. & Migliorini V. (2017). Se curare la malattia mentale diventa un percorso ad ostacoli. Left, 48.
  • Coccoli, D. (2015). Intervista a Massimo Fagioli: “il problema è la cura, non le mura”. Left, 9.
  • Coccoli, D. (1992). Psichiatria e architettura, un “connubio” originale. La gazzetta di Brescia, 179.

Inediti

  • Rosmini, E. (2016). Ri(abilitare) una fabbrica, strategie di riconversione del patrimonio industriale per nuovi modelli di tipo partecipativo. Unpublished doctoral dissertation, Università La Sapienza, Roma, Italia.
  • Arnone, D. Bianchi, N. & Dorigatti, G. (2013). Riqualificazione ex direzione magazzini commissariato Porto Fluviale, Roma. Unpublished master’s thesis, Università La Sapienza, Roma, Italia.
  • Iacovoni, A. (2012). Progetto di recupero dell’area dismessa di stoccaggio coke zona Gazometro – Ostiense. Unpublished master’s thesis, Università La Sapienza, Roma, Italia.
  • Lucchetti, C. & Pierini, E. (2017). Progetto sperimentale di recupero dell’ex magazzino dell’aeronautica militare in via del Porto Fluviale. Unpublished master’s thesis, Università Roma Tre, Roma, Italia.

Internet, software e multimedia