“Una donna, il sottoscritto” Creatività e immagine femminile in Istinto di morte e conoscenza. Le ricadute nella storia del pensiero e dell’arte

ABSTRACT

Il nostro contributo intende rilevare l’insorgenza e la portata del concetto di “immagine femminile” nella teoria di Massimo Fagioli, per comprenderne la spinta rivoluzionaria: sia nel momento della comparsa di Istinto di morte e conoscenza, quando esso si scontra con la maggior parte delle istanze del modernismo culturale, sia per la rilettura della storia della creatività, la quale comprende le più note riflessioni sull’arte a partire dall’antichità classica e fino ai nostri giorni.

Nel primo libro di Massimo Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, egli propone un concetto di «situazione femminile interiore», da intendersi come «posizione femminile da recuperare» indifferentemente da uomini e donne, in quanto situazione affettiva,  processo di realizzazione della vita psichica umana (M. Fagioli, 2017, p. 94 e p. 95). Il “femminile”, dunque, è possibilità di una «dinamica ideale» dell’evoluzione psichica (Ivi, p. 92), che comprende la sparizione di qualche cosa e la comparsa di qualcos’altro: è da intendersi esplicitamente come creatività, che nasce dal rapporto fertile, specificatamente sessuale, con il mondo. Il concetto affiora nel penultimo paragrafo del secondo capitolo di Istinto di morte e conoscenza, pubblicato nel 1972.

Si ripresenta prepotente con la premessa alla seconda edizione del 1976, dove Fagioli mette in chiaro la necessità di contrastare le reazioni negative che hanno accompagnato l’uscita del volume. Qui l’autore si propone allegoricamente come “donna” che, «nonostante le violenze freudiane» dell’ambiente circostante, «è riuscita a fare un bambino e a farlo crescere» (Ivi, p. 298): nei suoi scritti è la prima volta che il femminile compare come “immagine”, visivamente riferita a una figura di donna gravida, partoriente, attiva. È una modalità dell’essere caratterizzata da resistenza e vitalità, «che non annulla il rapporto esistito», e per la quale Fagioli trova un ulteriore riferimento d’immagine nella «vergine che si lascia deflorare […] [e] può “costringere” il maschio a diventare a sua volta donna che si lascia deflorare e fecondare» (Ivi, pp. 297-298).

Tutto questo diviene premessa alla comparsa nel dicembre 1979 della cosiddetta “contadina”, ossia Storia di un’intervista, il testo introduttivo a Bambino, donna e trasformazione dell’uomo, basato nella sua interezza sull’immagine di una «ragazza seria» (p. 9), che «non sente repulsione di fronte alla materia […] non pensa mai alla propria morte» (p.11), non chiude mai gli occhi, «non si riesce ad educare è una minaccia per le regole costituite» (p.17).

Sempre nel 1980 Istinto di morte e conoscenza è ripubblicato con una nuova premessa (1979), scritta per un’edizione francese che non era stata edita. Qui, dichiarando ancora una volta la sua relazione vitale con l’arte e con le immagini, chiarisce che la resistenza all’annullamento è un metodo: rifiutare l’assenza, rispondere all’assenza con la presenza, «affermare la derivazione dell’essere dall’essere, il rifiuto del nulla che è realtà creata dall’uomo alienato» (p.304). Ne deriva che il “femminile” già affrontato in precedenza, emerso e trasformato in un linguaggio di rappresentazione, è l’antidoto al “senza origine”: «un metodo che non permette di ipotizzare un non […] [poiché] il nulla non crea nulla» (ibidem). L’ulteriore conseguenza è la neutralizzazione dell’idea dell’assoluto astratto, del divino, del sacro, nella misura in cui «prima di ogni nascita ci deve essere stata qualche altra cosa»: «una prassi di confronto dialettico, concreto» (p. 324).

Questa creatività della mente, che Massimo Fagioli individua come “femminile” e che vale come identità umana e realtà psichica, può configurarsi anche come attività di produzione di cose nuove, manifestazione tangibile dell’essere e del rendersi presenti. Se lo stesso Fagioli si riferisce ai propri libri come parto trigemino, segreto del ventre di donna ribelle alla morte e all’assenza, natura feconda che continua a figliare nonostante l’oppressione violenta (M. Fagioli, 2011, p. 296 e p. 303), ci pare evidente che egli stia parlando di un’identità creatrice che possiede la capacità di mettere fuori di sé questa realtà invisibile, dandole corpo tangibile. Sta parlando, dunque, anche degli artisti e delle loro opere, di qualunque “materia” esse siano fatte. Quando questo femminile diventa fatto concreto, parliamo di arte.

Questo significa sottrarre la creatività a ogni stereotipo culturale e rivoluzionarne l’idea dal profondo, intendendola come “trasformazione” continua in un processo di alternanze di rapporti e separazioni. Inoltre, aggiungendo alla realtà della donna un senso d’immagine nuova, permette finalmente un’inedita ricognizione storica del “femminile” nella storia del pensiero occidentale, scoprendo le finte esaltazioni che di esso sono state fatte e le opposizioni troppo parziali al pensiero corrente che connota ancora fortemente la nostra cultura.

Note

“Una donna, il sottoscritto”, M.Fagioli, Istinto di morte e conoscenza, L’Asino d’oro Edizioni, Roma 2017, p. 298.

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