Considerazioni sull’horror vacui nell’arte

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ABSTRACT

“natura abhorret a vacuo”, (la natura rifugge il vuoto)

ll principio-assioma dell’horror vacui, sviluppato a partire dalla Fisica aristotelica, era basato su una concezione antropomorfica della Natura, che le attribuiva emozioni e stati d’animo umani, tra cui una ripugnanza congenita per il vuoto all’interno della realtà fisica; questa avversione induceva la Natura ad adoperarsi affinché non potesse mai prodursi il vuoto. I commentatori arabi di Aristotele, al contrario di quelli greci, produssero un gran numero di argomentazioni e di prove sperimentali contro la possibilità del vuoto. Nell’ambito della filosofia scolastica la tesi fu accolta nei suoi presupposti, ma non nelle sue conseguenze, che implicavano l’affermazione di un limite alla potentia Dei absoluta; si negava, poi, che il vuoto potesse essere prodotto dalle ‘forze naturali’.

〈òrror vàkui〉 (lat. «orrore del vuoto»). – Frase con la quale si espresse un concetto fondamentale della fisica aristotelica che, in polemica con la fisica democritea, asseriva l’inesistenza di spazî vuoti (la natura aborre dal vuoto); si ripete talvolta con allusione alla tendenza a eliminare ogni spazio vuoto nell’ornamentazione, nell’arredamento e simili1.

Renato Barilli, nella voce Arte nella Enciclopedia del Novecento […] caratterizzate dal rifiuto delle immagini a favore di un decorativismo lussureggiante, volto a sconfiggere il vuoto, secondo quell’atteggiamento noto come horror vacui. È anche un modo per cancellare la funesta separazione, tipica-mente occidentale e anzi frutto tra i più cospicui della ‘galassia Gutenberg’, tra parole e immagini2.
Ma questo vuoto di cui parlano è solo il vuoto fisico?
Si può fare il nesso con il vuoto interno?
In Istinto di Morte e Conoscenza Massimo Fagioli già dalle prime pagine parla di vuoto interno determinato da una carenza interna:

[…] Se non c’è sufficiente libido la fantasia di sparizione assumerà il suo aspetto di annullamento, istinto di morte, perdita totale con vuoto e buio interiore con le molte varie conseguenze di realizza-zione “nevrotica”, di esibizionismo, depressione, masochismo, ricerca degli oggetti fisici perduti3. Cerchiamo di capire cos’è questo l’horror vacui, che ha attraversato in maniera trasversale secoli e confini geografici segnando la storia dell’arte in maniera particolare quella occidentale. Da quello che si può desumere dalla miriade di marcature degli storici dell’arte è quando ci troviamo di fronte a una densità di particolari nell’immagine ai limiti dello spazio consentito: […] Le composizioni figurate tipiche dell’arte arcaica (greca, ndr), in pittura e a rilievo, si svolgono per fasce o fregi orizzontali e paralleli, con l’evidente preoccupazione di utilizzare tutta la superficie disponibile, senza lasciare campi vuoti né in alto né in basso, per quello horror vacui che si osserva in genere nei primi stadî dell’arte4.

Stessa cosa avviene nelle decorazioni musive: […] Secondo Herzfeld, due erano gli approcci formali dominanti: la ripetizione degli stessi motivi, sia pure con modifiche, e la copertura totale delle superfici, secondo il famoso principio dell’horror vacui che è stato identificato in gran parte dell’arte islamica5.

Nelle modanature dei templi romani, con Rabirius, l’Architetto romano vissuto al tempo di Domiziano:

[…] Nelle trabeazioni degli edifici domizianei si trovano costantemente due anellini fra i dentelli: si è pensato che essi rappresentino la firma dell’architetto; egli sarebbe riuscito così a eludere il divieto imperiale di segnare col proprio nome le opere d’arte ricorrendo a questo mezzo, che aveva inoltre il vantaggio di riempire lo spazio vuoto fra i dentelli, secondo quel principio dell’horror vacui, che comincia allora ad affacciarsi nell’arte romana e che si accentuerà ancora di più nell’arte del tardoImpero6. Frequentando i Seminari di Analisi Collettiva e le lezioni all’Università di Chieti, lo Psichiatra Massimo Fagioli ci proponeva di continuo il suo metodo del pensiero fatto per Piccole Logiche. Con questo metodo è iniziata la ricerca per trovare nessi tra vuoto interno, e l’affollamento angosciante in certe immagini artistiche. Si è fatto anche il contrario, cercando una umanizzazione nelle opere d’arte, come ad esempio con il faraone egizio Akhenaton, dove in 17 anni del suo regno si può ben evidenziare […] La rottura con la tradizione è ben evidenziata dall’arte7.

Nel 1972 con la pubblicazione di Istinto di morte e conoscenza si è attuato il giro di boa dell’essere umano, cambiamento epocale che ha impresso Fagioli con la teoria della nascita, in base alla quale il neonato nasce valido, con una sua propria personalissima, fantasia interna e il vuoto è l’effetto causato da rapporti deludenti.

Questa ricerca mettere in relazione vuoto fisico e vuoto interno, analizzando una serie di opere d’arte, cercando di dedurre dal linguaggio formale espresso se è possibile avere una conferma della nostra tesi.

 

Note

  1. https://www.treccani.it/vocabolario/horror-vacui/
  2. https://www.treccani.it/enciclopedia/arte_res-a5afb9ad-87f0-11dc-8e9d-0016357eee51_%28Enciclopedia-del-Novecento%29/
  3. Istinto di morte e conoscenza pag. 72
  4. Isocefalia di Goffredo Bendinelli – Enciclopedia Italiana Treccani
  5. Omayyadi di O. Grabar – Enciclopedia Italiana Treccani
  6. Rabirius di G. Lugli – Enciclopedia dell’Arte Antica Treccani
  7. Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco – Enciclopedia dell’Arte Antica Treccani