La “linea” nel pensiero e nella prassi artistica di Massimo Fagioli

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ABSTRACT

(INTRODUZIONE FUORI TESTO Questo lavoro, espresso in parole, verrà trasformato in un testo corredato da alcune immagini, in azzurro le ipotesi. Il tema è la “linea” come realtà mentale scoperta da Massimo Fagioli e come strumento espressivo privilegiato del suo fare artistico. Abbiamo evidenziato alcuni nuclei per un approccio di conoscenza dei suoi disegni. Le note sono di sostegno teorico e saranno assorbite dall’impianto grafico).

La linea dà un senso alla percezione1

1 La linea e l’identità (premessa)

La “linea” è la creazione psichica umana per eccellenza2 ed è strettamente connessa alla costruzione dell’identità; viene perciò a costituire la dimensione centrale della creatività e dell’arte. Qui un breve percorso del suo sviluppo fisiologico3: nei “venti secondi”4 compare come “possibilità di fare la linea”; diventa “capacità di fare la linea”; quindi realtà psichica (la “linea” come diciannovesima parola) dopo la “percezione cosciente” e la “fantasia”; a otto mesi il bambino, “disegnando” con la mente il proprio volto, si riconosce allo specchio5; nell’infanzia abbiamo il “fare la linea” concretamente, cioè “tracciare una linea” dai primi segni alla scrittura; nell’adulto, infine, troviamo una linea razionale quando è rappresentazione della realtà percepibile (la scrittura o il disegno della coscienza e dell’utile) e una linea irrazionale quando – a livello personale, nei rapporti o nell’arte – diventa espressione concreta di realtà non materiali.

2 La “linea” e Istinto di morte e conoscenza

Il termine “linea” non compare in Istinto, ma è molto presente come realtà mentale all’interno delle tante dimensioni fisiologiche affrontate. Troviamo la “linea” nel contatto tra feto e liquido amniotico, tra bambino e seno, nella “fantasia di sparizione”, ogni volta che si parla di separazione da proprie situazioni interiori, nel “prima” e “poi”… Per non parlare delle due proposizioni poetiche con cui il libro si apre(Shakespeare) e si chiude (Pirandello).

3 Approccio grafico-percettivo

  • la linea nera; (“lo scarabocchio”)
  • la linea-colore6; (copertina Settimo anno)
  • segni e lettere (deformate/inventate come la “effe” mutuata dal simbolo dell’infinito messo verticale nel titolo dei libri di Left);
  • l’astratto-geometrico e il ritmo dei segni;
  • le figure geometriche (rettangolo, ovale…);
  • volti, profili, ritratti;- le figure umane.

4 Immagini nate da stimolo/richiesta e in solitudine

Possiamo ripercorrere i “disegni”7, e sono la maggioranza, legati ad uno stimolo o ad una richiesta (la locandina di un convegno (La psichiatria, esiste?), la copertina di un libro) e quelli realizzati per una personale esigenza espressiva (“Ricerca”), che trovano la forma più compiuta nelle ultime annualità di “Left”: le due pagine di Trasformazione sono una composizione assolutamente nuova di letteratura scientifica, immagini(fotografia, linee) e poesia (campanella) (left aperto). Ci chiediamo: si può “sentire” la differenza tra una immagine che nasce dal rapporto e un’altra che emerge per separazione o per rifiuto? E inoltre, si può dire che una pregnanza ancora più forte è nella linea usata negli schizzi/ideazioni di oggetti tridimensionali (tavoli, librerie), di sculture o di forme architettoniche e urbanistiche dove “il disegno” è ridotto al minimo percettivo (due linee, un angolo, pochi segni)8? (Il palazzetto bianco) Legato alla “linea” è il discorso che ogni tratto creativo, sia esso nel disegno che nella scrittura9, scaturisce dalla “intelligenza della mano” in un procedere quasi autonomo10.

5 Unicità della linea di Massimo

Abbiamo pensato che, per comprendere la portata rivoluzionaria dell’uso della linea in senso artistico da parte di Massimo Fagioli, ci può aiutare il confronto con Picasso. Possiamo avanzare l’ipotesi che Picasso, pur concentrando la struttura dell’oggetto nella linea, disegna comunque una parte del corpo, per esempio un occhio, dove potrebbe essere ma non è, mentre Massimo… è come se usasse gli elementi di un disegno, o meglio la linea, come “un poeta fa con le parole”, prendendo un elemento noto per dargli un altro senso, lo mette lì per indicare una realtà non materiale. Pensiamo ai due segni rossi della “cascata di mare” variamente interpretati (segni di un vampiro… labbra rosse…) o ai due protagonisti dello stesso disegno che possono scambiarsi addirittura la realtà a cui fanno riferimento (Lo psichiatra e l’Analisi collettiva).Possiamo dire che mentre Picasso lavora nello spazio11, Massimo si esprime nel tempo, anzi nel tempo interno e dei rapporti? Possiamo dire che Picasso rappresenta le realtà umane interne profonde, ma Massimo le ha scoperte e ha dato loro “parole nuove” e quindi ha un potenziale espressivo e una universalità… nuova? (Un disegno di Picasso e la “cascata di mare”)

Note

  1. «Creazione della mente umana, la linea dà un senso alla percezione», M. Fagioli, Left 2016-2017, p.120.
  2. La nascita umana è, come sappiamo, creazione biologica. «E’ il prodigio della vita umana che nasce dal connubio tra la realtà inanimata della luce e la realtà biologica, unione che chiama le quattro parole: nascita, sviluppo, procreazione e morte», M. Fagioli, Left 2014, p. 48.
  3. La conoscenza della fisiologia della nascita e del percorso della linea è legata alla necessità, per chi lavora nell’arte, di comprendere la difficile dinamica della ricreazione. L’opera d’arte è fatta per ricreazione della nascita e del primo anno di vita, una dimensione completamente diversa dalla regressione. Il ritorno allo stato precedente (regressione) è un fatto cosciente legato allo spazio, è ripetizione di ciò che si è vissuto, è ricordo. «Nella ragione – dice Fagioli – non c’è nessuna capacità di trasformare il ricordo della percezione cosciente in immagini» (Left 2015). La ricreazione, ciò che “fa fare una cosa che prima non c’era”, è un movimento inconscio che si realizza nel rapporto con il tempo, sorge per separazione dal mondo circostante e da proprie situazioni interiori e, con atti di fantasia, cioè movimenti di trasformazione, crea e rende percepibili possibilità (di fare la linea…) o capacità (di immaginare…). Si parla di “memoria-fantasia”.
  4. «[La linea] sta in quei quindici-venti secondi in cui non c’è respiro (…). La linea viene fuori direttamente dall’organismo, viene fuori direttamente dalla sostanza cerebrale stimolata dalla luce», M. Fagioli, Materia energia pensiero. Lezioni 2011, p. 269.
  5. «Disegnando il proprio volto (…) [il bambino] ricrea la capacità di fare la linea (…) è il disegnare, è cominciare a utilizzare una linea per dare una conformazione percepibile al proprio volto. (…) è un’operazione poetica. Fa una poesia. Sono i poeti che utilizzano il linguaggio imparato per annullarne il significato e fare un suono, per cui non si sa cosa indicano. (…) fa un’operazione poetica nella ricreazione del primo momento della vita che è linea, prima o forse insieme… non so, non so se riconosce il colore…Quindi l’artista, poi, può passare dalla scrittura al colore, dal nero a dare un significato, un linguaggio al colore», M. Fagioli, Ricerca sulla verità della nascita. 40 anni di Analisi collettiva, Roma 2016, pp. 270-271.
  6. «(…) Forse per merito di Picasso che creava immagini nuove, di Braque che portava l’immagine alla geometria, ovvero alla purezza della forma, nella linea. Forse compresi che avevano abbandonato e superato l’immagine come colore di Cèzanne e Van Gogh ed erano andati più in fondo, nel pensiero senza coscienza, realizzando l’immagine come linea», M. Fagioli, Left 2009, p. 113; «E guardo il profilo rosso di fanciulla [l’omonimo disegno] e vedo il movimento che le curve fanno, e sono certo che, nel rosso c’è, invisibile, la linea… nera. O, forse, la linea nera scompare quando il corpo di un essere umano diverso giunge alla rètina e compare la capacità di immaginare», Left 2014, p. 301.
  7. A. Masini, I disegni di Massimo, in “Una nuova idea di creatività: Massimo Fagioli e l’Analisi collettiva”, E. Gebhardt (a cura di), PSICHE e ARTE II, Ipazia Immagine pensiero, Roma 2019, pp. 68-73.
  8. Lasciamo agli architetti lo studio della linea-ideazione e del rapporto linea-movimento-spazio.
  9. Esula da questa ricerca lo studio della linea nelle poesie e nei testi in corsivo.
  10. «Come fa questa mano che cammina senza cervello?», S. Maggiorelli, Intervista allo psichiatra Massimo Fagioli, in “Attacco all’arte. La bellezza negata”, L’Asino d’oro edizioni, Roma 2017, p. 140.
  11. Certo è una sorta di spazio-tempo, ma l’assenza della prospettiva, la scomposizione-ricomposizione dell’oggetto, la stessa simultaneità dei punti di vista sono comunque elementi di un tempo percettivo che coincide con lo spostamento degli oggetti nello spazio.

 

P.S. Abbiamo intrapreso uno scambio di riflessioni, riguardo alla “linea”, con il gruppo della FMF di paleoantropologia (Laboratorio cultura, società, politica) e con il gruppo sulla linea del Laboratorio psichiatria.