La strega dell’odio. Il concetto di invidia secondo Massimo Fagioli

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ABSTRACT

Invidia: dal latino invidēre “guardare biecamente”. Secondo la teoria della nascita elaborata dallo psichiatra Massimo Fagioli l’invidia si caratterizza come un atto di “percezione intuitiva”, ovvero non come una percezione puramente fisica, ma come un vedere psichico che porta alla comprensione del senso delle cose, che investe di interesse l’oggetto nei suoi contenuti più profondi. L’autore parte da tre proposizioni di base affermando che l’invidia non è un affetto, non è un rapporto né una rottura con l’oggetto, bensì è un attacco diretto contro le qualità psichiche di quest’ultimo.

Nella sua impostazione teorica, Fagioli sin da subito evidenzia differenze sostanziali con il concetto di invidia elaborato dalla psicoanalista Melanie Klein e nella determinazione della dinamica di tale atto. Ella nell’opera “Invidia e gratitudine” (1957) afferma che l’invidia entra in azione fin dalla nascita, ha una base costituzionale ed ha un ruolo determinante nella formazione di una personalità adulta. M. Klein pur avendo colto l’aspetto pulsionale alla base dell’invidia non tiene conto dell’aspetto percettivo di essa, diversamente dalla teorizzazione dello psichiatra.

Quest’ultimo è stato il primo a sottolineare l’aspetto “percettivo” dell’invidia definendola come “l’espressione sadico-visiva di impulsi distruttivi”, alla cui base vi sono i concetti di identificazione introiettiva e proiettiva e la scissione tra seno cattivo e seno buono. Secondo Melanie Klein l’invidia è legata al meccanismo della proiezione, ovvero alla tendenza dimettere cose cattive nel seno distruggendone la creatività, e di conseguenza a quello dell’identificazione proiettiva.

Nella concezione di Fagioli la dinamica della proiezione non trova spazio poiché il rapporto invidioso non implica un’introiezione cieca dell’oggetto, bensì “un investimento pulsionale aggressivo dell’oggetto” preceduto da un investimento libidico di esso, ovvero l’intuizione delle sue qualità psichiche. L’attacco di invidia è, pertanto, legato al concetto di aggressività e non è riferito al rapporto con l’oggetto fisico (che altrimenti sarebbe sadomasochismo), ma a quello con l’oggetto psichico. L’attacco invidioso è definito come un’“aggressività̀ di fantasia”, che si manifesta nel rapporto con l’oggetto e si basa sul vedere (intuire) e cambiare la realtà in qualcosa di diverso. “L’attacco invidioso è quindi una non verità. Bugie e ignoranza, cioè in fondo cecità. Non saper vedere e, vedendola, non saper accettare la verità. (pag. 182).

 

Riferimenti bibliografici

  • M. Fagioli, Istinto di morte e conoscenza (1972), L’Asino d’oro edizioni, Roma 2010.
  • A. Homberg, Che cos’è l’invidia?, in “Il sogno della farfalla”, 4, 2007, pp. 5-12.
  • L. Testa, Lo sguardo di Iago. Alcuni cenni sulla psicopatologia dell’invidia, in “Il sogno della farfalla”, 4, 1997, pp. 3-16.