L’idea di uguaglianza nell’architettura e nella composizione delle città. Dall’analisi delle diseguaglianze generate nei contesti urbani al progetto per la nuova città di Firenze di Massimo Fagioli

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ABSTRACT

23_POSTER Abastract italiano_Idea di uguaglianza nell'architettura e composizione delle città_L. Chianese

L’idea di uguaglianza nell’architettura e nella composizione delle città

Dall’analisi delle diseguaglianze generate nei contesti urbani al progetto per la nuova città di Firenze1 di Massimo Fagioli

Contesto

E’ possibile affermare che al fare architettura e al disegnare le città corrisponde un pensiero sulla natura degli esseri umani? Nei secoli lo sviluppo e la crescita delle città hanno comunicato l’essenza di una civiltà, fino ad arrivare a sottintendere una specifica ideologia politica o rappresentativa dello stato di governo di un determinato luogo. Nello sviluppo della storia urbana si sono succeduti diversi modelli di città, dai primi accampamenti informali, alle rivoluzioni urbane che hanno portato alla nascita delle città moderne; la città comunista ha tentato di perseguire l’ideale di uguaglianza nei suoi edifici sacrificando la dimensione umana, l’identità del singolo, la bellezza. Le teorie sugli spazi urbani non sono riuscite ad arginare l’aumento delle diseguaglianze sociali ed economiche in termini di giustizia spaziale. Oggi la condizione delle borgate, delle periferie, ha reso evidente che esistono modelli di spazi differenziati che categorizzano gli esseri umani, in ricchi e poveri, privilegiati e sfortunati, residenti e stranieri, e così via.

Idea di ricerca

L’arte del costruire è da sempre un’esigenza umana, e si lega a quella originaria dell’abitare; l’uomo primitivo che esce dalla grotta e abbandonalo spazio naturale, confortevole e protetto, alla ricerca di uno spazio da lui creato è tra le primissime manifestazioni del fare umano. Cosa si nasconde sotto questa esigenza? La necessità di fare immagini tramite la materia e il rapporto con lo spazio ha determinato nei tempi preistorici la fusione della dimensione individuale e di quella collettiva: lo spazio privato e lo spazio comune. Alcuni studiosi affermano che gli esseri umani hanno iniziato a creare i primi agglomerati di abitazioni non per utilità o calcolo, ma per un’esigenza originaria che li spinge alla socialità. Si può affermare che ad un certo punto questa armonia spaziale è andata persa? La separazione tra casa, spazio privato, e città, come spazio pubblico e luogo di incontro oggi appare netta. E se la sfida dell’architettura e dell’urbanistica fosse quella di ricomporre questa scissione?

Si può affermare che il progetto degli anni Novanta di Massimo Fagioli e di un gruppo di architetti per la nuova città di Firenze non solo è ancora attuale ma è un modello mai raggiunto di immagine di città? Le immagini di queste architetture coraggiose e identitarie fanno stare bene, gli edifici singoli appaiono nella loro individualità e forza, lo spazio pubblico si presenta come dimensione di una collettività nuova, la città appare aperta e suggerisce la possibilità di una socialità senza difese. Queste immagini parlano della nostra immagine interna, ci risuonano. Massimo Fagioli aveva in mente la realtà degli esseri umani, pensava un’architettura fusa all’interesse per l’altro, a partire dalla dimensione dell’abitare.

Metodo di ricerca

Questa idea di ricerca è stata stimolata da un rapporto, quello sviluppatosi nella sotto area Architettura del laboratorio Arte e Linguaggi della Fondazione Massimo Fagioli, fra noi “venuti dopo” e chi “c’è sempre stato”. Se all’inizio sono stata guidata dai miei interessi personali e dalla mia attività di attivismo e di lavoro, come architetto-rigeneratore urbano che lavora in contesti di marginalità sociale, in un secondo momento ho sentito l’esigenza di avere delle risposte da alcuni architetti che hanno frequentato i seminari di Analisi Collettiva e che hanno partecipato allo sviluppo dei progetti originalissimi di Massimo Fagioli.

Originalità della ricerca

Nell’arte del costruire ci si può basare su alcuni princìpi cardine del pensiero di Fagioli: l’uguaglianza e la diversità, il singolo e il collettivo, come superamento del principio di non-contraddizione aristotelico, ovvero la possibilità che due idee apparentemente opposte possano stare insieme. Le architetture di Fagioli sono ricche di scorci sempre diversi, punti di vista multipli, forme inusuali e originalissime, che non imitano nulla. Non hanno un punto di vista unico, ma amplificano lo spazio, aumentano i punti di vista superando l’eccesso barocco e la frammentazione cubista: le visuali sono sempre diverse, ogni punto nello spazio del progetto è diverso dall’altro, non ci si può perdere. Si può fare un nesso con la specificità umana? Da una parte l’architettura inclusiva rimanda all’uguaglianza della nascita, dall’altra questa originalità compositiva rimanda alla diversità dell’identità.

Rapporto con l’attualità

Di fronte alla crisi attuale dell’identità della professione dell’architetto, si inizia a far strada un nuovo modo di concepire l’architettura: l’architetto oggi ha una responsabilità sociale, non può esimersi di occuparsi di problematiche sistemiche che si associano alle conseguenze di uno spazio progettato in un certo modo. “L’architettura è una conseguenza diretta della struttura sociale e politica”.2

Non più costruire, ma trasformare l’esistente. Concepire la trasformazione dello spazio come un processo e non un risultato, fatto di diverse figure che interagiscono con il luogo: sociologi, psicologi, antropologi, architetti, giuristi si interfacciano con le comunità esistenti per portare la loro professionalità al servizio di un’esigenza ancora inespressa. I risultati sono collettivi e inattesi, non prevedibili a priori, l’architettura è l’esito di rapporto, non può essere scissa dalla dimensione affettiva ed umana.

Conclusioni

Che rapporto bisogna avere con gli esseri umani per progettare una città che risponda alle loro esigenze? E’ necessaria una rivoluzione culturale: concepire la città nella sua complessità come bene comune, come un insieme di relazioni che rimanda all’immagine sana della collettività, superando l’idea freudiana della massa, caotica e aggressiva. Una nuova architettura è possibile, ci mostra Fagioli, se non si fa sparire l’immagine del rapporto inter umano valido e sano, un’architettura sociale che diventa prassi politica fusa agli affetti. La sua bellissima citazione che fa riferimento alla collettività può essere applicata anche ad un’immagine nuova di spazio collettivo: “L’onnipotente potere annullante e paralizzante di certe istituzioni trae la sua forza dall’istinto di morte e l’uomo non riesce a ribellarsi. Solo il gruppo, il collettivo, l’eroe come gruppo di uomini, la massa, ovvero il rapporto, può dare speranza alla speranza.”3

Note

  • La presente idea di ricerca vuole solo generare spunti di riflessione e di stimolo e non pretende di dare risposte certe ai quesiti qui posti.
  • Per questioni di praticità è stato utilizzato il singolare o plurale maschile nella sua accezione di neutralità nella lingua italiana, sottintendendo anche l’uso del genere femminile e in generale essendo favorevole all’evoluzione della lingua italiana in termini di inclusività.Disegni:
  • “Il papiro” di Massimo Fagioli.
  • ”Indefinito” di Alessandra Diodati.
  1. Progetti pubblicati su “Il coraggio delle immagini”, AA.VV., Nuove Edizioni Romane, 1994.
  2. Citazione tratta dall’articolo degli arch. Fiammetta Nante e Giancarlo Leonelli dal titolo “Bohigas, architetto sociale”, pubblicato su Left del 14.01.22, pp. 50-55.
  3. Citazione tratta dal libro “La marionetta e il burattino” di Massimo Fagioli, L’asino d’oro edizioni,2012.

Bibliografia

  • AA.VV., Firenze, la nuova città, quaderno di presentazione del progetto, Firenze, giugno 1996.
  • AA.VV., Il coraggio delle immagini, Nuove Edizioni Romane, 1994.
  • AA.VV., Il senso umano delle cose, L’asino d’oro edizioni, 2021.
  • Fagioli M., Bambino donna e trasformazione dell’uomo, L’asino d’oro edizioni, 2013.
  • Fagioli M., Istinto di morte e conoscenza, L’asino d’oro edizioni, 2017.
  • Fagioli M., La marionetta e il burattino, L’asino d’oro edizioni, 2012.
  • Cellamare C., Abitare le periferie, Bordeaux Edizioni, 2020.
  • Lelo K., Monni S. e Tommasi F., Le mappe della disuguaglianza. Una geografia sociale metropolitana, Donzelli Editore, 2019.
  • Ostane E., Spazi fuori dal comune. Rigenerare, includere, innovare, Franco Angeli, 2017.
  • Tonietti U., Firenze: gli occhi sulla città, Professione: architetto, periodico degli architetti toscani, Firenze, rivista n.°2,, pp. 62-63, 1993.
  • Ward C., Il bambino e la città, L’ancora del Mediterraneo, 1999.

Sitografia

  • https://associazioneamorepsiche.org/video/il-palazzetto-bianco-incontro-in-libreria-con-massimo-fagioli/
  • https://www.youtube.com/watch?v=aZzwiJZN8Dk-https://www.youtube.com/watch?v=ybCm36ygsc8&t=712s
  • https://www.youtube.com/watch?v=gn4o-D4U-wM

papiro