“Se fossi in te”. Breve storia dell’identificazione proiettiva

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ABSTRACT

Il concetto di Identificazione proiettiva compare negli ‘20.

Basato sull’introiezione “cannibalica” delle caratteristiche dell’oggetto porterà M. Klein a postulare l’esistenza di meccanismi di difesa precedenti la rimozione (scissione-proiezione) e la posizione schizo-paranoide quale particolare fantasia attraverso la quale il neonato per difendersi dall’angoscia derivante dall’istinto di morte scinderebbe da sé parti intollerabili per proiettarle nella madre.

La provenienza innata di tali oggetti cattivi così come le fantasticherie di incorporazione ed espulsione sarebbero la base della prima relazione oggettuale, e la nascita del bambino costituzionalmente psicotica. Le angosce bonificate dalla madre porterebbero poi al principio di realtà (oggetto integrato cattivo e buono) ed al passaggio alla posizione depressiva.

Tale visione del neonato e della nascita umana verrà radicalmente smentita da Fagioli con la pubblicazione di Istinto di morte e conoscenza permettendo la comprensione della nascita del pensiero umano: radicale cesura tra realtà del feto (biologica) e del neonato (umana).

Con il concetto di creatività dell’istinto di morte Fagioli per primo attribuisce al neonato una attività psichica sana sin dal primo istante di vita, la fantasia di sparizione in grado di “immaginare la situazione precedente” che costituisce la prima e originale forma di pensiero, ponendo l’identificazione proiettiva ad un momento successivo alla nascita.

Fagioli concettualizza l’identificazione proiettiva secondo 3 criteri:

1. QUANDO: dopo la prima poppata;
2. COME: il neonato fisicamente cieco fantastica di portare dentro di sé oltre alle qualità dell’oggetto (calma, calore, bontà), anche l’oggetto fisico stesso, in quanto sparito all’esterno perché morso, divorato;
3. PERCHÉ: la dinamica, simile a quella della nascita, è profondamente diversa perché il rapporto con il seno è anche rapporto orale, di introiezione della sostanza latte e delle qualità della madre.

Alla prima separazione dal seno egli fantasticherà di averlo posto dentro di sé, e con tale sparizione reso nero, cattivo, ed il rapporto con il seno sarà su base ambivalente: l’oggetto seno amato e desiderato sarà anche odiato, persecutorio. Il neonato scinderà allora il seno buono da quello cattivo, che sarà sempre l’altro.

L’oggetto fisico introiettato, si costituirà come fantasticheria (delirio) di avere l’altro o parti di esso dentro di sé, come identificazione con l’oggetto: l’io del neonato sarà alterata da tale “oggetto psichico” e l’identificazione, realizzata su base ambivalente e di nuovo proiettata sarà la matrice del rapporto sadomasochistico, in cui è l’altro ad essere la causa delle angosce persecutorie.

Il risultato e la gravità delle due dinamiche sono quindi profondamente diverse:

– la proiezione altera l’immagine dell’oggetto;
– l’identificazione proiettiva ne altera il contenuto. Fagioli chiarisce però come l’esito dell’identificazione proiettiva non sia necessariamente infausto.

Ad essere critico infatti è lo svezzamento, quando l’oggetto fisico seno sparirà definitivamente ed il neonato avrà o meno la possibilità, direttamente connessa alla qualità del rapporto vissuto, di “ricostituire” all’interno la memoria-fantasia di tale rapporto. Non è quindi il seno ad essere creativo (M. Klein) ma piuttosto il neonato, in quanto agente attivamente la ricerca del rapporto e non mero contenitore da riempire.

Alla base della rivoluzionaria teoria di Fagioli vi è dunque la CRETIVITA’ DELL’ISTINTODI MORTE CHE FUSO ALLA VITALITA’ DEL CORPO CREA L’IMMAGINE DEL RAPPORTO AVUTO. La possibilità del bambino di separarsi, distinguersi, identificarsi dall’oggetto e non con l’oggetto.

 

Bibliografia

  • M. FAGIOLI Istinto di morte e conoscenza (1972, Ed. Romane)
  • M. KLEIN Invidia e gratitudine (1957, Giunti Ed.)
  • H. SEGAL Introduzione all’opera di Melanie Klein (1964, Giunti Ed.)